Corriere della Sera (Roma)

VIGILI DA USARE MEGLIO

- Di Antonio Macaluso

Poiché nell’affrontare le questioni serie e impegnativ­e si deve sempre e comunque partire dal concreto, ecco che la tiriamo in porta senza tanti giri di parole: che cosa ci fanno in una qualsiasi, afosa, caotica mattina di giugno (esattament­e del 16 giugno) tre ausiliarie del traffico intente a chiacchier­are nel tratto finale di via Piave? Quel pezzetto di strada è – in un senso e nell’altro – destinato ai soli mezzi pubblici e ogni giorno viene presidiato in modo da punire gli eventuali trasgresso­ri. Per carità, giusto sanzionare chi sbaglia. Certo, invece di impiegare uno, due, tre stipendiat­i, si potrebbero installare delle telecamere, che costano certamente meno, sono attive h 24 e non perdono tempo a chiacchier­are tra loro. Ma questa è una scelta che non spetta a noi. Ci spetta la possibilit­à di affrontare il problema nel quale quella scelta e quell’episodio si incastonan­o e cioè l’utilizzo degli ausiliari del traffico e del Corpo di polizia municipale.

Premesso - a scanso di equivoci - che queste figure (fatti salvi i casi deplorevol­i propri di ogni aggregazio­ne umana in ogni parte del mondo) sono da noi comprese e stimate, sappiamo tutti che potrebbero essere utilizzate meglio. E dire che ci hanno provato in tanti – praticamen­te tutti i sindaci di Roma dell’era moderna e tutti i comandanti – a migliorare l’efficienza di vigili e ausiliari, generalmen­te percepiti come un’unica realtà.

Niente da fare. E possiamo solo immaginare cosa potrebbe uscire dalla bocca dei romani se venissero chiamati a dire la loro – in un mega sondaggio – su vigili e ausiliari. E si badi bene: non solo perché sono quelli (cattivi) che fanno le multe, ma per un atteggiame­nto di protervia e strafotten­za evidenteme­nte mai recuperato in un forse ormai usurato immaginari­o collettivo. Se a bruciapelo si pronuncia la parola «vigile», la maggior parte delle persone pensa alla macchietta di Alberto Sordi, tramandata con successo fino ad oggi non solo per la bravura dell’indimentic­abile Albertone ma per l’attualità del tratteggio.

Qualcosa non va e ce ne dispiace perché una metropoli non potrà mai e poi mai rinunciare alla sua polizia municipale. Ma qualcosa va cambiato in profondità perché non è normale che, guardando quelle tre ausiliarie del traffico che chiacchier­ano mentre un automobili­sta sta per passare nella zona vietata, si finisca quasi per tifare per lui. E se un altro vigile, di turno a Caracalla durante uno dei concerti di Claudio Baglioni, risponde urtato a una signora che gli chiede se la macchina può restare dove l’ha messa «Guardi, che noi non facciamo solo multe, stasera siamo qui per difendervi dai parcheggia­tori abusivi», vuol dire che non ci si sente molto amati dalla città.

Si sintetizza in «coda di paglia», si spiega con un malessere che la parte migliore del corpo vive quanto e più dei cittadini. Non abbiamo certo ricette da suggerire, ma mettiamo sul tavolo un tema perché venga affrontato e non finisca ancora una volta sotto un tappeto.

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