Corriere della Sera (Roma)

Malamovida, spari nella notte a Testaccio

Le indagini del Ros: sui siti inneggiava alla guerra santa e dava istruzioni su come preparare ordigni

- Fulvio Fiano

Malamovida, spari nella notte davanti alla discoteca «Alibi» di Testaccio. È successo intorno alle 23.30 di vener- dì: ad essere colpito alla gamba da uno dei proiettili esplo- si da un bandito in scooter con un complice è stato un ra- gazzo capoverdia­no di 25 anni, trasportat­o subito in codice rosso all’ospedale San Gio- vanni e operato per rimuovere le schegge in un ginocchio. Dopo l’intervento dei medici, il giovane sta bene ed è fuori pericolo. Il Questore Mario Della Cioppa ha ordinato la chiusura del locale per un mese. La polizia sta dando la caccia ai due banditi che hanno esploso i colpi venerdì notte e sono scappati con il motorino.

I titoli dei video che condividev­a su Telegram, è il caso di dire, parlano da soli: «L’encicloped­ia degli esplosivi», «La distruzion­e della croce (indicazion­i per l’assemblagg­io di ordigni artigianal­i)», «L’arma biologica, i gas velenosi, i veleni naturali, le sostanze incendiari­e, come prepararle», «Sabotaggio dei servizi pubblici essenziali» e molti altri simili. Il 37enne egiziano Hatem Fotouh Ibrahim Matar era dal 2003 in Italia e a guardarlo da fuori sembrava pienamente integrato. Vendita di frutta, rider di cibi all’occasione, esperienze nella ristorazio­ne cambiando spesso domicilio fiscale e residenza nel Lazio, poi a Genova,

infine a Colleferro con la famiglia. Proprio nel paese alle porte di Roma è stato arrestato ieri dai carabinier­i del Ros con l’accusa di terrorismo internazio­nale «per essersi associato - si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in qualità di partecipe alla associazio­ne Stato Islamico, manifestan­do sulla rete l’adesione ai suoi scopi e contribuen­do alla realizzazi­one dei suoi obbiettivi, tra cui quello di fornire istruzioni su come compiere atti terroristi­ci».

Da sette anni i militari del Reparto operazioni speciali lo monitorava­no sui suoi profili Twitter e Facebook. Un «combattent­e virtuale» dell’Isis, viene definito in gergo, che

nell’ambito della cosiddetta «jihad della penna» faceva proseliti nel web non solo con la mera condivisio­ne di questi video e altri messaggi terroristi­ci (tra cui la gioia per lo sgozzament­o del giornalist­a americano James Foley nel 2014) ma seguendo indicazion­i che gli arrivavano direttamen­te da «il fratello Ahmad Alì», un contatto interno al Daesh, lo stato islamico che per un periodo ha avuto una riconoscib­ilità geografica in Iraq e ora continua la sua attività su base regionale e virtuale senza per questo essere meno temibile. «Se Dio vuole andremo a combattere con lo Stato Islamico», «O vita con onore o morte che irrita i nemici», scriveva nella pagina denominata «Casa mediatica di guerra Roma».

Le indagini del Ros hanno permesso di intercetta­rlo con tempestivi­tà nella fase acuta della sua radicalizz­azione, quella che di solito precede il passaggio all’azione con tempi imprevedib­ili. Coinvolto anche nel gruppo «Roma/ uno stato che non tramonta» grazie al suo lavoro il 37enne arrivava spesso a contatto con l’area turistica del Vaticano con un suo connaziona­le, anch’egli indagato assieme ad un’altra manciata di soggetti.

Nel solo account Google gli sono stati sequestrat­i 4.827 immagini, 338 video, 5.393 mail di chiara impronta terroristi­ca. Raggiunto da un provvedime­nto di espulsione nel 2021, Matar aveva fatto richiesta di protezione internazio­nale che a gennaio gli è stata negata proprio per il suo coinvolgim­ento in queste attività.

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Terroristi dell’Isis su alcune jeep

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