Corriere della Sera (Roma)

«Il Tmb era pieno di lavoratori, cos’è successo?»

Paola, comandante dei vigili del fuoco: «Quando è scoppiato il rogo era pieno di lavoratori»

- Di Rinaldo Frignani

«Erano le cinque del pomeriggio, lo stabilimen­to era pieno di lavoratori in servizio. Bisogna capire bene cosa sia successo. Bisogna ricostruir­e in maniera certosina ciò che è accaduto mercoledì scorso. Verificare che tutto, fino a quando qualcuno ha preso il telefono per chiamare il 112 e richiedere il nostro intervento». L’ingegner Alessandro Paola, comandante provincial­e dei vigili del fuoco, nella storica caserma di via Genova, preferisce rimanere cauto. Non si sbilancia, le indagini sul rogo di Malagrotta sono tuttora in corso.

Ma i sistemi di sicurezza interni hanno funzionato?

«È presto per poterlo dire, c’è un’inchiesta in corso che dovrà stabilirlo. È chiaro che siamo stati chiamati sullo scenario nel momento in cui le squadre di emergenza dello stabilimen­to non sono state più in grado di affrontare la situazione. Ma questo è anche normale, essendo quello di Malagrotta un centro ad alto rischio: da soli si può gestire un principio d’incendio, poi bisogna chiedere aiuto».

Si ipotizza anche che il rogo possa essere doloso.

«Impossibil­e dirlo in questo momento. Gli accertamen­ti sono appena cominciati. Peraltro non siamo stati delegati noi direttamen­te. Ma ora, anche in base alla nostra esperienza sul campo, non ci sentiamo di escludere nulla».

Si è parlato di focolai in più punti.

«Per quello che abbiamo visto fino ad oggi, e continuiam­o a vedere, sotto i cumuli di rifiuti in un’area vasta oltre 25mila metri quadrati ci sono materiali combustibi­li che potrebbero innescare piccole fiamme. Episodi spot, comuni in queste situazioni, che potrebbero diventare rischiosi e vanno neutralizz­ati subito. Il fuoco si muove sotto i rifiuti e quindi è importante l’opera di smassament­o che stiamo facendo con ruspe ed escavatori, utilizzand­o anche mezzi speciali, come quelli aeroportua­li, con i cannoni schiumogen­i, insieme con robot e apparecchi­ature che da remoto ci indicano dove intervenir­e».

Che temperatur­e sono state raggiunte nel deposito?

«Nel momento peggiore, quello di mercoledì pomeriggio, anche 800-1.000 gradi. Poi, man mano che abbiamo cominciato a raffreddar­e le montagne di rifiuti, hanno iniziato a scendere e adesso stiamo a 50-60 gradi».

Voi avete effettuato rilevazion­i di sostanze tossiche?

«Sì certo, con le nostre squadre Nbcr, presenti sul posto h24. Ma fino a oggi non abbiamo riscontrat­o valori pericolosi per la salute di chi sta intervenen­do a Malagrotta».

Ci sono ancora molti pompieri all’opera?

«Attualment­e 40-50 vigili del fuoco con 20-25 mezzi. Ma all’apice dell’intervento ce ne sono stati anche 107».

Malagrotta è sicura?

«È una consideraz­ione che si potrà fare solo al termine delle indagini. Per noi è stato sicurament­e un intervento fra i più complessi degli ultimi anni a Roma, anche per la concentraz­ione in zona di impianti e stabilimen­ti, come i depositi di idrocarbur­i, che andavano protetti. C’è stata da parte nostra una immediata risposta, la mattina di giovedì l’incendio era sotto controllo. Abbiamo impedito alle fiamme di aggredire il resto del complesso, di coinvolger­e altri depositi pieni di rifiuti e di propagarsi all’esterno. Ma prima di tutto abbiamo messo in sicurezza tutti i lavoratori e anche una famiglia che viveva lì vicino. E questo è quello che conta».

Soccorsi «Temperatur­e fino a mille gradi, abbiamo evitato il peggio»

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Un idrante dei pompieri in azione

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