«Il forte aumento di casi anche per concerti e feste e il ritorno dei turisti»
Cauda (Gemelli): in futuro periodiche ondate di cui non conosciamo l’entità
«È innegabile che ci sia un aumento dei casi Covid. Ce lo aspettavamo in autunno, sta accadendo ora»: l’infettivologo del Policlinico Gemelli, Roberto Cauda, analizza l’attuale situazione epidemiologica nel Lazio. «Nella nostra regione c’è Roma - prosegue - e da qualche tempo sono tornati i turisti. La gente ha ripreso a viaggiare e a uscire. Concerti, feste e occasioni di aggregazioni sono fonte di rischio. Ma qualcosa lo abbiamo imparato in questi due anni: contagi zero è un obiettivo irrealizzabile e non si può continuare con le chiusure preventive. Le reinfezioni ci hanno posto davanti al fenomeno dell’immunoevasione».
«La risalita dei casi di Covid-19, nel Lazio come d’altronde nel resto d’Italia, c’è ed è innegabile – ammette Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma -. L’aumento che era previsto nel prossimo autunno è stato invece anticipato all’estate. E questo ci ha un po’ spiazzato».
Ma quali sono le cause di questo incremento inatteso?
«Nel Lazio c’è Roma e in questo periodo è ripreso un grande flusso di turisti nella Capitale. E poi dopo due anni difficili, alle prese con la pandemia, la gente ha ripreso a uscire e ha ricominciato a viaggiare. Ma questo è un momento diverso da quelli precedenti».
Perché? In cosa è diverso? «Perché ormai sulla pandemia da Covid-19 abbiamo capito diverse cose. Primo: “contagi zero” è un obiettivo impossibile. Secondo: non si può continuare con misure drastiche e chiusure preventive. Terzo: l’alto tasso di vaccinati dà la percezione che ci si ammali di forme meno gravi, simili alle virosi più comuni. Anche se soggetti fragili continuano ad avere sintomi forti, polmoniti, e anche se i decessi continuano a esserci. Ma oggi le persone hanno meno paura e la tendenza è ad allentare le misure di sicurezza».
I grandi concerti che si stanno tenendo a Roma o altre manifestazioni e ritrovi, come per esempio quello per la vittoria della Roma, possono in qualche modo incidere su questi dati?
«Quelli sono fattori di rischio, senza dubbio, ma l’incremento dei casi è precedente e risale a oltre due settimane fa. Ciò che invece incide sono le reinfezioni, che sono circa il 7%. Con l’arrivo delle nuove varianti ci troviamo di fronte a un fenomeno di immunoevasione per quei soggetti che sono guariti. Diverso il discorso per chi ha fatto terza e quarta dose di vaccino: per loro la protezione sembra essere più alta».
In autunno quindi quarta dose per tutti?
«Più corretto chiamarlo richiamo su base annuale. E magari con i vaccini bivalenti che dovrebbero arrivare presto, ovvero quelli con il virus originario di Wuhan più Omicron. Dobbiamo tendere verso l’endemia del virus e la convivenza, anche se con riacutizzarsi ciclici».
Quindi il Covid non sparirà mai?
Non si può continuare con misure drastiche e chiusure preventive: la tendenza oggi è ad allentare le misure di sicurezza
In questa fase, con le varianti, l’immunità di gregge è impossibile: siamo all’inizio di questa ondata. Speriamo vada come in Portogallo
«Questo non si può dire. Nella fase attuale dobbiamo basarci su evidenze scientifiche. E quello che sappiamo è che in questa fase, con le varianti, l’immunità di gregge è impossibile e che ci saranno periodiche riaccensioni, di cui però non possiamo conoscere l’entità».
Siamo già al limite della capienza ospedaliera?
«L’esperienza del Portogallo, che ci è passato prima dell’Italia, parla di un numero di ricoveri più basso rispetto allo scorso dicembre. Da noi siamo all’inizio di questa ondata ma speriamo vada nello stesso modo».
Fortunatamente oggi ci sono le cure.
«Oggi abbiamo i medicinali antivirali e gli anticorpi monoclonali. Ma credo che il loro utilizzo vada ampliato e le terapie vadano intensificate nei primi cinque giorni dal contagio. Questo consentirà di evitare che il virus possa colpire in modo grave».
Clarida Salvatori