TROPPA ACQUA DISPERSA
Di certo non si può dire che la crisi dell’acqua a Roma e nel Lazio non fosse annunciata. Sono anni che, a causa dei mutamenti climatici, piove sempre meno ma sembra che ben poco sia stato fatto per difendere questo bene essenziale per la vita dell’uomo e per l’ambiente. Innanzi tutto sul versante della difesa e dell’uso razionale delle nostre acque. È ancora in corso presso il Tribunale di Civitavecchia un procedimento per inquinamento ambientale contro Acea Ato2 e numerosi privati accusati di aver ridotto drasticamente nel 2017 il livello delle acque del lago di Bracciano con prelievi non autorizzati o addirittura abusivi provocando, come confermato dalla Cassazione, «il deterioramento significativo e misurabile dell’ecosistema del lago, area naturale protetta».
Tuttavia, ancora oggi, in assenza di controlli adeguati, continua in tutta la regione l’uso indiscriminato delle nostre acque, di falda e di superficie, come se fossero inesauribili. Ben poco si fa sul versante del riutilizzo, ad esempio, delle acque di depurazione e, soprattutto, ancora oggi si consente che una notevole parte delle acque immesse negli acquedotti vada dispersa. Secondo i dati di Legambiente del marzo 2021 la città metropolitana di Roma, con il 38% di acqua persa in rete, ha una dispersione oltre la media nazionale; la provincia di Frosinone con il 77,8% ha il record italiano di dispersione e Latina è terza con 70,3%.