«Il morto tra i malati solo per pochi minuti»
Inchiesta-lampo dopo la denuncia sul caos al pronto soccorso: «Lesa l’immagine»
Diciotto ore «d’inferno» al pronto soccorso dell’ospedale San Camillo. Medici e infermieri «sgarbati e noncuranti», che passavano tra le lettighe «facendo finta di niente». Malati disperati, sporchi di feci, imploranti per ore un sorso d’acqua o un antidolorifico. Racconto-choc, quello della paziente caduta dal motorino, culminato in una «disavventura» da brividi: trovarsi come compagno di barella, «a neanche due metri di distanza», in attesa di essere medicata al piede fratturato e sanguinante, un paziente «immobile e dal colorito strano», che in realtà era già morto.
All’indomani della testimonianza di Antonella Vittore, la funzionaria di un ente pubblico coinvolta nei fatti accaduti lo scorso 24 maggio, la direzione del San Camillo contrattacca. A caldo, l’ospedale aveva annunciato un’inchiesta: «È stato attivato un audit clinico organizzativo per appurare l’accaduto. Dispiace molto se la protagonista della vicenda abbia vissuto una sgradevole esperienza. Dai dati in nostro possesso risulterebbe un lasso di tempo breve tra l’ingresso della signora in Pronto Soccorso e la traslazione della salma di un uomo di 95 anni nell’area dedicata». Il comunicato proseguiva sottolineando la dedizione del personale: «Medici e infermieri dell’emergenza lavorano senza sosta per salvare vite e gestire tutte le criticità».
Una prima autodifesa, insomma, a verifiche in corso. La diretta interessata, da parte sua, nel confermare «parola per parola» quanto raccontato al Corriere, il giorno dopo si è detta «un po’ spaventata dall’eco mediatica», ma anche «soddisfatta per aver dato rilievo a una questione che colloca in primo piano i diritti dei malati». «Sono pronta a incontrare la dottoressa infastidita dalla mia presenza, che alle 8 di mattina, dopo 12 ore di attesa, mi ha mandata a quel paese quando le chiedevo informazioni sulle mie condizioni di salute ha aggiunto Antonella Vittore e avrei anche una richiesta ai vertici del San Camillo: essere ascoltata nell’ambito dell’audit che dicono di aver aperto».
Desiderio però - ecco la novità delle ultime ore - andato subito deluso. I risultati dell’inchiesta interna, infatti, sono stati resi noti già ieri sera. Indagine a tempo di record: l’azienda contesta «inesattezze ed elementi che ledono l’immagine del San Camillo Forlanini» e fa presente che la signora Antonella «è arrivata dopo essere stata respinta da altri due ospedali. Il triage è avvenuto alle 20.53 e la paziente è stata sottoposta a tampone antigenico rapido, il cui esito è arrivato alle 21.21». Inoltre, «appare pretestuosa la descrizione dell’area nuova del P.S. come “uno stanzone bunker” in quanto trattasi di un’area ad elevato contenuto tecnologico, paragonabile ad una terapia intensiva». Il resoconto dell’audit prosegue: «Tra il 23 ed il 26 maggio sono morte due persone al San Camillo Forlanini: un uomo di 91 anni deceduto in area Covid e che, per orario e percorsi, non poteva trovarsi accanto alla signora Vittore, e un paziente di 95 anni per il quale è documentato l’arresto cardiaco alle ore 20.20 e l’esecuzione di manovre rianimatorie fino alle ore 21, con constatazione del decesso. Dal momento che la signora non può aver lasciato l’area di pre triage prima delle 21.21 e che l’osservazione elettrocardio-grafica si è conclusa, in presenza di un operatore sanitario, alle ore 21.29, si può dedurre che la presenza in contemporanea della salma e della signora sia stata limitata a pochissimi minuti. È inoltre destituita di fondamento l’affermazione inerente la presenza di una ulteriore salma più giovane», conclude la direzione, in relazione a quanto dichiarato dalla denunciante, secondo la quale il morto non poteva avere quell’età tanto avanzata.