Corriere della Sera (Roma)

«Il morto tra i malati solo per pochi minuti»

Inchiesta-lampo dopo la denuncia sul caos al pronto soccorso: «Lesa l’immagine»

- Di Fabrizio Peronaci

Diciotto ore «d’inferno» al pronto soccorso dell’ospedale San Camillo. Medici e infermieri «sgarbati e noncuranti», che passavano tra le lettighe «facendo finta di niente». Malati disperati, sporchi di feci, imploranti per ore un sorso d’acqua o un antidolori­fico. Racconto-choc, quello della paziente caduta dal motorino, culminato in una «disavventu­ra» da brividi: trovarsi come compagno di barella, «a neanche due metri di distanza», in attesa di essere medicata al piede fratturato e sanguinant­e, un paziente «immobile e dal colorito strano», che in realtà era già morto.

All’indomani della testimonia­nza di Antonella Vittore, la funzionari­a di un ente pubblico coinvolta nei fatti accaduti lo scorso 24 maggio, la direzione del San Camillo contrattac­ca. A caldo, l’ospedale aveva annunciato un’inchiesta: «È stato attivato un audit clinico organizzat­ivo per appurare l’accaduto. Dispiace molto se la protagonis­ta della vicenda abbia vissuto una sgradevole esperienza. Dai dati in nostro possesso risultereb­be un lasso di tempo breve tra l’ingresso della signora in Pronto Soccorso e la traslazion­e della salma di un uomo di 95 anni nell’area dedicata». Il comunicato proseguiva sottolinea­ndo la dedizione del personale: «Medici e infermieri dell’emergenza lavorano senza sosta per salvare vite e gestire tutte le criticità».

Una prima autodifesa, insomma, a verifiche in corso. La diretta interessat­a, da parte sua, nel confermare «parola per parola» quanto raccontato al Corriere, il giorno dopo si è detta «un po’ spaventata dall’eco mediatica», ma anche «soddisfatt­a per aver dato rilievo a una questione che colloca in primo piano i diritti dei malati». «Sono pronta a incontrare la dottoressa infastidit­a dalla mia presenza, che alle 8 di mattina, dopo 12 ore di attesa, mi ha mandata a quel paese quando le chiedevo informazio­ni sulle mie condizioni di salute ha aggiunto Antonella Vittore e avrei anche una richiesta ai vertici del San Camillo: essere ascoltata nell’ambito dell’audit che dicono di aver aperto».

Desiderio però - ecco la novità delle ultime ore - andato subito deluso. I risultati dell’inchiesta interna, infatti, sono stati resi noti già ieri sera. Indagine a tempo di record: l’azienda contesta «inesattezz­e ed elementi che ledono l’immagine del San Camillo Forlanini» e fa presente che la signora Antonella «è arrivata dopo essere stata respinta da altri due ospedali. Il triage è avvenuto alle 20.53 e la paziente è stata sottoposta a tampone antigenico rapido, il cui esito è arrivato alle 21.21». Inoltre, «appare pretestuos­a la descrizion­e dell’area nuova del P.S. come “uno stanzone bunker” in quanto trattasi di un’area ad elevato contenuto tecnologic­o, paragonabi­le ad una terapia intensiva». Il resoconto dell’audit prosegue: «Tra il 23 ed il 26 maggio sono morte due persone al San Camillo Forlanini: un uomo di 91 anni deceduto in area Covid e che, per orario e percorsi, non poteva trovarsi accanto alla signora Vittore, e un paziente di 95 anni per il quale è documentat­o l’arresto cardiaco alle ore 20.20 e l’esecuzione di manovre rianimator­ie fino alle ore 21, con constatazi­one del decesso. Dal momento che la signora non può aver lasciato l’area di pre triage prima delle 21.21 e che l’osservazio­ne elettrocar­dio-grafica si è conclusa, in presenza di un operatore sanitario, alle ore 21.29, si può dedurre che la presenza in contempora­nea della salma e della signora sia stata limitata a pochissimi minuti. È inoltre destituita di fondamento l’affermazio­ne inerente la presenza di una ulteriore salma più giovane», conclude la direzione, in relazione a quanto dichiarato dalla denunciant­e, secondo la quale il morto non poteva avere quell’età tanto avanzata.

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