Lucrezia Ruggiero e Giorgio Minisini, la coppia dell’Aurelia sul tetto del mondo
La folgorazione arrivò quando mamma Susanna, ex sincronette, lo portò alla piscina del Foro Italico a vedere Bill May, l’americano che per primo affrontò il tabù di tuffarsi tra le ragazze del nuoto sincronizzato: «È un mostro sacro, in quel momento divenne il mio idolo. Lui ha fatto davvero la storia, oggi però la storia dobbiamo scriverla noi». Il racconto è di Giorgio Minisini, 26 anni, romano cresciuto in vasca all’Aurelia nuoto e oggi tesserato per le Fiamme Oro, il pioniere di quello che oggi chiamano nuoto artistico, da lunedì scorso campione del mondo del duo tecnico misto in coppia con Lucrezia Ruggiero, 22 anni, anche lei cresciuta all’Aurelia, alla prima esperienza in una vasca mondiale. Minisini è oramai un riferimento per chi nuota leggero, il primo titolo lo ha vinto sempre a Budapest, sempre all’Isola Margherita, era il 2017 e faceva coppia con la capitana azzurra Manila Flamini. Lei poi decise di lasciarlo a mollo per diventare mamma e da 3 anni ha iniziato a studiare da campione insieme con Lucrezia. Giornate spese a metà, dodici ore in acqua, non fanno coppia nella vita, ma vivono insieme emozioni indimenticabili.
Per lei è la prima volta su un palcoscenico così importante, lo scorso anno prosciugò le lacrime quando capì che la pandemia avrebbe negato loro il viaggio verso gli Europei di Budapest. E Minisini è il suo sestante, con il suo oro, i 3 argenti e i 2 bronzi mondiali conquistati a Kazan 2015, Budapest 2017 e Gwangju 2019. Hanno danzato sull’acqua sulle note del Requiem di Verdi, un omaggio all’Italia, alla sua arte, al suo saper inventare imprese dentro alle difficoltà. Giorgio Minisini quando esce dall’acqua va in palestra, ore di ginnastica ritmica prima del meritato riposo sui libri (studia Scienze biologiche) nella sua casa sulla Cassia. Lucrezia Ruggiero lo segue anche nel percorso accademico, iscritta al terzo anno di giurisprudenza: «Ma adesso dobbiamo finire un lavoro, fare qualcosa di molto più grande», sussurra al suo compagno di sogni mentre lucida l’oro che ha appeso al collo. Il lavoro li aspetta venerdì per le qualificazioni e sabato per la finale del duo libero misto, altro giro, altre bracciate di grazia, altre speranze. La musica dei Måneskin a guidarli, l’inno di Mameli ad aspettarli per una nuova festa. Quando si tuffò per la prima volta Giorgio Minisini non sapeva di compiere un gesto da rivoluzionario. Non gli piaceva sentirsi chiamare sincronetto, perché «preferisco essere definito per quello che sono, un nuotatore». Adesso combatte per la prossima rivoluzione, poter nuotare alle Olimpiadi. A Parigi non sono previsti sincronetti e allora l’obiettivo sarà puntato su Los Angeles: «Scontiamo il pregiudizio maschile atavico». E si tuffa in una nuova rivoluzione.