«Con me? Perfetti»
Leggo storie di persone che al pronto soccorso del San Camillo hanno fatto esperienze, secondo i loro racconti, sconvolgenti. Tutto è possibile e non metto in dubbio nulla di quanto raccontato. Sul Corriere leggiamo, nell’arco di pochi giorni, la seconda testimonianza di persone che lamentano carenze gravissime nei tempi e nei modi del Pronto Soccorso di uno dei più importanti ospedali di Roma. E allora, mi sia concesso, anche io vorrei dire la mia. La sera del primo maggio scorso (ore 20.30 circa) sono andato, con le mie gambe, in quel Pronto Soccorso. Avevo dei problemi di vista all’occhio sinistro che potevano far pensare a qualcosa di serio. Sono stato accolto professionalmente al triage e poi inoltrato al Pronto Soccorso con codice verde. Nell’arco di tre ore e mezza sono stato sottoposto a controllo neurologico e poi, per scrupolo, a Tac cranio. Questi controlli (effettuati con efficienza e cortesia) non hanno evidenziato complicanze neurologiche e lo stesso Pronto Soccorso mi ha fissato per il mattino successivo un appuntamento per una visita oculistica dalla quale è emerso un distacco del vitreo dell’occhio sinistro. Massima efficienza operativa. Posso confermare che all’interno del Pronto Soccorso il personale stava nel frattempo gestendo una evidente massa di situazioni gravi e, più o meno, complicate mantenendo comunque una encomiabile calma e facendo fronte anche a qualche situazione di «insofferenza» non adeguatamente giustificata. Per quanto riguarda la mia personale esperienza posso solo esprimere (peccato non averlo fatto prima) gratitudine per come sono stato accolto e trattato nell’arco di quelle, circa, 4 ore. Tutto è migliorabile, ma almeno proviamo a riconobisogna il merito a coloro che cercano di fare il massimo per far funzionare al meglio un servizio complicato e delicato.
Carlo Cecchini