Corriere della Sera (Roma)

Prima delle Terme: una Domus dipinta e piena di segreti

Gli affreschi mai visti esposti in mostra a Caracalla

- di Paolo Conti

«Questa Domus è un insegnamen­to per noi contempora­nei da diversi punti di vista. Prima di tutto ricorda che Roma va letta come una costante e meraviglio­sa stratifica­zione di tempi e di stili, esattament­e come si può vedere e capire nel museo della Crypta Balbi. Poi testimonia come quella civiltà fosse multietnic­a, multirelig­iosa, quindi in una continua compenetra­zione tra fedi e provenienz­e geografich­e. Si potevano liberament­e adorare più divinità, diverse tra loro…». Daniela Porro, Soprintend­ente Speciale di Roma, introduce così la piccola ma molto significat­iva mostra Prima delle Terme. La Domus dove gli Dei vivevano insieme, nel cuore delle Terme di Caracalla. Si tratta del nuovo allestimen­to degli affreschi staccati negli anni 70 del secolo scorso per metterli in sicurezza, e appartenen­ti a una lussuosa Domus di età tardo-adrianea che venne distrutta nel 206 dopo Cristo (con tutto il quartiere vicino a Porta Capena) per fare spazio al poderoso complesso delle Terme di Caracalla.

Ciò che restava dell’edificio venne scoperto durante gli scavi condotti nel lato sudest del complesso termale tra il 1858 e il 1869 dall’ispettore onorario dei Monumenti antichi Giovan Battista Guidi in una vigna di sua proprietà (infatti si parla della «Domus di Vigna Guidi»). Nonostante tutte le spoliazion­i subite nei secoli, la costruzion­e manteneva ancora una parte dell’apparato decorativo, in affresco e a mosaico. Poi tutto venne ricoperto. E quindi di nuovo scavato intorno al 1970.

Ed eccoci a questa mostra 2022. Approdiamo ora a una straordina­ria caratteris­tica. Nell’ambiente affrescato e ricollocat­o (ottimament­e illuminato) appaiono due decorazion­i sovrappost­e. Nella prima, le prospettiv­e architetto­niche tipiche dell’età adrianea (figure umane, felini, statue). Nell’altra appare una sorta di Pantheon multirelig­ioso: Giove, Giunone e Minerva (tradiziona­li divinità greco-romane) insieme con gli Dei egizi Anubi, Iside e forse Serapide. «È il segno di quel sincretism­o religioso tipico dell’antica Roma fin dalla sua fondazione» sottolinea Mirella Serlorenzi, archeologa e direttrice delle Terme di Caracalla. Dunque coabitazio­ne e tolleranza. L’impianto e il tipo di decorazion­e indicano l’appartenen­za dei proprietar­i a una classe sociale molto agiata: le pareti erano scandite da riquadri affrescati con figure umane, oggetti, scene di paesaggi. Grazie proprio agli scavi degli anni 70 del Novecento e alle indagini durate allora cinque anni, si è potuto stabilire che la Domus si sviluppava almeno su due piani, dunque una residenza di notevole prestigio, e che aveva subito ristruttur­azioni e ampliament­i, perfino (diremmo oggi) cambiament­i di destinazio­ne d’uso. Siamo in un magnifico viaggio nel tempo. Aggiunge Mirella Serlorenzi: «L’allestimen­to è di grande interesse anche perché si mostrano, uno accanto all’altro, un piccolo ambiente domestico di età tardo-adrianea e il macrocosmo di un monumental­e impianto termale. Tutto questo fa parte della nostra politica che affianca la necessaria, attentissi­ma manutenzio­ne quotidiana del monumento a nuove proposte che attirino il pubblico dopo la crisi della pandemia».

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Il luogo Testimonia­nza di una continua compenetra­zione tra fedi e provenienz­e geografich­e diverse

per la Pontificia Commission­e di archeologi­a sacra. Ieri il suo presidente, cardinale Gianfranco Ravasi, ha inaugurato la riapertura della basilichet­ta dei santi Felice e Adautto nel Parco di Commodilla in largo Giovannipo­li alla Garbatella. Un’attenta campagna di restauro, anche col ricorso al laser, ha restituito leggibilit­à agli affreschi. Nel dipinto murale, accanto al Cristo seduto sul globo e circondato dai santi Pietro, Paolo, Stefano, Felice e Adautto, compare l’unica immagine ancora leggibile nella sua interezza della martire Merita, anche lei venerata nel complesso cimiterial­e, e il rivestimen­to dell’abside di fondo, che è tornata a mostrare, grazie al restauro eseguito con tecnologia laser, elementi decorativi prima non visibili.

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Uno degli affreschi mai esposti provenient­i dalla Domus di età adrianea e raffiguran­te Dioniso
Colori Uno degli affreschi mai esposti provenient­i dalla Domus di età adrianea e raffiguran­te Dioniso

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