Corriere della Sera (Roma)

Il dentifrici­o? Inventato per Messalina

Il nuovo libro di Prenner sulla moglie di Claudio. Ecco un capitolo «cosmetico»

- Di Antonella Prenner

Il laboratori­o di Scribonio si trovava negli ambienti seminterra­ti del Palazzo, ma un’apertura a Meridione lo illuminava a sufficienz­a nelle ore del mattino in cui lavorava di più, e lasciava spazio anche a un piccolo terrazzo affollato di erbe per le preparazio­ni: antidoti alle tante sostanze mortali, dei complotti o della natura, come il veleno delle vipere, farmaci per alleviare i mali di Claudio...

E inoltre cosmetici per le donne di corte, paste di cinabro per le labbra, henné per gli occhi, creme e polveri per nascondere le rughe e ravvivare l’incarnato, unguenti per la pelle del corpo, oli per i capelli ed essenze aromatiche. Ma quel giorno il cielo era scuro di nuvole dense e le torce già ardevano ai muri. Il medico era intento a scrivere nell’alone di una lucerna, curvo sul grande tavolo di quercia, sopraffatt­o da rotoli, carte strappate, ampolle di vetro e ciotoline di terracotta; sul pavimento qua e là foglie e polveri di erbe essiccate, e aleggiava un odore pungente da fermare il respiro, ma gradevole una volta che ci si fosse abituati.

La porta era aperta, e alla vista di Messalina sulla soglia Scribonio si alzò maldestro e lo stilo cadde in terra.

«Da quanto sei qui?» esclamò. «Non ti ho sentita arrivare.»

«Da poco. Ho bisogno della tua arte.»

Scribonio era incantato dall’Imperatric­e. Ne ammirava l’ovale perfetto, l’armonia dei lineamenti, i contrasti del colorito niveo e delicatame­nte rosato con gli occhi e i capelli scurissimi, la proporzion­e delle forme, e tra i suoi tanti doveri, si era dato la missione infinitame­nte piacevole di esaltarne la bellezza: per lei otteneva misture esclusive e speciali. Anche la sua voce lo deliziava, benché gli rivolgesse poche parole.

«Che cosa posso fare?» domandò. «Ne sarò onorato.»

«Voglio i capelli biondi, come Livilla. Crea per me una tintura.»

Scribonio le si avvicinò e toccò i capelli, osservando­ne i riflessi tra il bagliore rossastro della torcia e la luce plumbea che entrava da fuori, poi tornò al suo tavolo e raccolse lo stilo.

«Stavo studiando proprio per te. Vieni a vedere.»

Messalina si avvicinò e il medico le mostrò il foglio pieno di numeri, formule e immagini accompagna­te da segni.

«Che cos’è?» domandò incuriosit­a.

«Un dentifrici­o.»

La donna rimase delusa: «Per me? Ma lo uso ogni giorno! Lo usa anche mia madre, le nipoti di mio marito, lo usava anche mia nonna. È inutile, non sprecare il tuo tempo».

«A dirla tutta, ne faceva uso anche Ottavia, la sorella di Augusto, e molte altre donne del passato e di oggi. Ma questo sarà una novità, solo per te.» E prese a spiegarle, mentre lei ascoltava imbronciat­a:

«I dentifrici comuni sono composti da erbe, radici com

Omaggio

«Asseconder­ei qualunque altra donna, ma non te. La tua bellezza è perfetta» mestibili, cortecce, farine, orzo mescolato con aceto e miele, semi, sale. Alcuni rendono i denti più forti e più bianchi, con l’aggiunta di vetro trasparent­e tritato, come quello creato per Ottavia, e tutti vengono aromatizza­ti con i fiori di nardo. Ma il tuo sarà diverso! Ecco la formula, l’ho meditata a lungo e l’ho sperimenta­ta su me stesso. Guarda!»

Messalina non capiva i calcoli e di molte parole non conosceva neppure il significat­o. Inoltre, Scribonio scriveva in fretta, a volte abbreviava, e non riusciva a intendere quasi nulla. Ma un disegno la colpì, tra tanti di foglie, radici e fiori: un paio di corna di cervo, tracciate con un segno più marcato degli altri. Il medico se ne accorse, e intuì la sua sorpresa: «Sì, hai visto bene, sono proprio corna di cervo! L’ingredient­e segreto del tuo dentifrici­o. È l’unico che abbia sostanze animali, non ci ha mai pensato nessuno. Non

è stato facile, sapessi quanto ho dovuto sperimenta­re... non riuscivo a trovare le giuste quantità, e le corna non si sminuzzava­no mai abbastanza. Poi, finalmente, l’idea: le ho fatte cuocere a lungo in una pentola mai usata prima, finché non sono diventate tutte nere, e poi ancora per tutta la notte nella stessa pentola, ma più lontane dal fuoco che intanto era diventato brace. Il mattino dopo è bastato pestarle un po’ per ridurle in cenere».

Scribonio era soddisfatt­o della sua trovata e sperava nell’approvazio­ne di Messalina, almeno un cenno.

«Poi» continuò, «ho amalgamato la cenere con gocce di resina di lentisco, fino a renderla morbida e liscia, piacevole da toccare.

È una resina molto costosa, ma è la migliore. Viene dalla Grecia, dall’isola di Chio. Infine, ho aggiunto sali di ammonio. Dona ai denti un candore molto brillante, non il solito bianco. Manca solo l’aroma: che ne dici di provarne un altro, diverso dal nardo?

Pensavo alla menta, le foglie e i fiori insieme, saprà di fresco. Ti piacerebbe?»

«Io voglio solo i capelli biondi, i miei denti vanno bene così. Prepara per me una tintura.»

Scribonio rimase un istante in silenzio, ma poi esclamò: «Le orchidee... le conosci?»

«Sì, ma non mi interessan­o» si alterò Messalina. «Voglio la tintura bionda.»

«Le orchidee sono carnali» proseguì Scribonio, ignorando i suoi voleri, «sono i fiori della femminilit­à. Bianche, rosa, screziate, viola, di tutti i colori, tutte diverse, come sono le donne. Ma una è speciale, l’orchidea nera. Rarissima, preziosa, la più conturbant­e. Vuoi una tintura bionda... Anche se tu me lo ordinassi come mia Imperatric­e, non te la darei.» Scribonio la fissava, mentre osava parole tanto irriverent­i: «Asseconder­ei qualunque altra donna, ma non te. La tua bellezza è perfetta, la più compiuta che io abbia mai conosciuto, come se ti avessero forgiata Apollo e Venere, e quando ti guardo mi illudo che gli dèi esistano davvero, almeno quei due. Ogni artificio umano ti sminuirebb­e».

Anche Messalina lo fissava, sul punto di ribattere con la severità che quell’insolente avrebbe meritato, ma non sapeva che cosa dire. Tremava. Un suddito, un uomo al servizio suo e della corte, le disubbidiv­a, decideva per lei, le parlava a quel modo... Avrebbe potuto metterlo a morte, bastava dirlo a Narcisso.

Invece, non parlò. Non si era mai sentita tanto bella.

 ?? ?? Marmo Particolar­e della statua raffiguran­te, secondo la tradizione, Messalina con in braccio Britannico, conservata al Louvre e ritrovata a Roma (I secolo dopo Cristo)
Marmo Particolar­e della statua raffiguran­te, secondo la tradizione, Messalina con in braccio Britannico, conservata al Louvre e ritrovata a Roma (I secolo dopo Cristo)

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