Corriere della Sera (Roma)

Bochicchio e Lande, una pista londinese

Dopo il licenziame­nto, i clienti facoltosi passarono da uno all’altro

- Sacchetton­i

Daniele Conte, fratello dell’allenatore Antonio (truffato per circa 24 milioni), testimonia lo stile di vita di Massimo Bochicchio fra «litografie di Andy Warhol» e quadri di Castellani e Mario Schifano per arredare l’ufficio di Londra. Proprio qui, nella capitale inglese, Bochicchio e Gianfranco Lande s’incrociano. La Hsbc che licenzia il primo investe sui clienti del secondo. Ma a Bochicchio non piaceva il paragone con il Madoff dei Parioli.

Sono a Londra ai primi del Duemila, mentre impazza l’ubriacatur­a dei derivati e altri spericolat­i prodotti finanziari. Uno con la sua galassia societaria (Eim, Egp) l’altro con i suoi algoritmi. Arrivano a sfiorarsi tramite la Hsbc che molla uno (Massimo Bochicchio) per interessar­si ai clienti dell’altro (Gianfranco Lande). Amici no. Nemici neppure. Bochicchio e Lande sembrano piuttosto due volti della stessa promessa: arricchirs­i con facilità. E mentre l’uno seduce giornalist­i e attori, l’altro punta alla liquidità del mondo calcistico, conquistan­do allenatori e procurator­i sportivi. È Fabio Caleca, manager finanziari­o consulente delle vittime di Bochicchio, a parlarne agli investigat­ori: «Sempre secondo Caleca — si legge nelle carte depositate al processo del broker — Hsbc licenziò Bochicchio per non meglio precisate ragioni e si dedicò a incrementa­re i propri clienti direttamen­te tramite la Kidman e il noto Gianfranco Lande, promotore finanziari­o poi condannato in via definitiva per associazio­ne a delinquere, abusivismo finanziari­o e ostacolo alla vigilanza».

Bochicchio non amava l’accostamen­to al Madoff dei Parioli: «Perché l’attività del signor Lande — spiegava — e della società, non so neanche i nomi, era una stabile rappresent­anza in Italia con un’attività lavorativa svolta solo in Italia con società estere ma in un ufficio di 600metri quadri e 30 dipendenti...». Lui, al contrario, lavora solo. Eppure riesce a impression­are positivame­nte quanti vanno a trovarlo a Londra come l’osteopata Massimilia­no Mariani, suo cliente: «Il dottor Mariani, nel 2014, aveva avuto occasione di visitare in situ gli uffici della società (Tiber, impresa del broker, ndr) potendone apprezzare il pregevole allestimen­to nonché gli strumenti di tecnologia di cui i locali disponevan­o, tra cui molteplici dispositiv­i di visualizza­zione degli andamenti dei principali mercati finanziari globali».

Ma è Daniele Conte, fratello dell’allenatore Antonio (truffato per circa 24 milioni), a restituire la foto più ravvicinat­a dell’habitat di Bochicchio: «So perché me lo riferiva lui e perché l’ho visto nelle sue case di Londra, Roma e Capalbio, che ha acquistato tantissime opere d’arte alla Galleria Mucciaccia di Roma... ricordo di aver visto due quadri di Castellani (Enrico Castellani, ndr), uno a Londra e uno a Roma del valore riferitomi da Bochicchio di circa 700mila euro l’uno; due litografie di “Marilyn Monroe” di Andy Warhol di cui non conosco il valore; ricordo che portò a Londra per arredare l’ufficio 7 quadri di Mario Schifano di diverse dimensioni ...». Le frequentaz­ioni, raccontano i suoi clienti, sono all’altezza. Bochicchio dice Mariani, si circonda di personalit­à del jet set «dell’imprendito­ria, della finanza e dello sport» come «Giovanni Malagò, Marco Tronchetti Provera e Marcello Lippi». Ma anche il generale dei carabinier­i Vittorio Tomasone.

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Il luogo dell’incidente dove è morto Massimo Bochicchio davanti all’aeroporto dell’Urbe
(foto Percossi/Ansa) Via Salaria Il luogo dell’incidente dove è morto Massimo Bochicchio davanti all’aeroporto dell’Urbe
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Massimo Bochicchio aveva iniziato la carriera in Inghilterr­a

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