Malumori a sinistra per la candidatura a governatore di D’Amato
Europa verde critica il Pd sull’assessore uscente. E nel centrodestra spunta Rampelli
La scelta del Pd di convergere con il Terzo polo sulla candidatura di Alessio D’Amato per la sfida elettorale nel Lazio scatena malumori a sinistra. Angelo Bonelli (Verdi) accusa i dem di essersi fatti dettare la linea dal leader di Azione, Carlo Calenda, «demolition man che ha già consegnato il Paese alla destra». Nel frattempo, spunta l’ipotesi di un ticket con la zingarettiana Marta Bonafoni: se ne discuterà martedì in direzione regionale. Decisivo per la rottura con il M5S lo scontro sul termovalorizzatore. Nel centrodestra, oltre al presidente della Croce rossa, Francesco Rocca, si fa strada anche l’opzione Fabio Rampelli.
I malumori
Bonelli: «Boccio il termovalorizzatore, i dem si fanno dettare la linea da Calenda»
Dopo il lancio della candidatura al teatro Brancaccio, martedì il segretario regionale dei dem, Bruno Astorre, proporrà in direzione Alessio D’Amato per la sfida elettorale nel Lazio. Mercoledì l’incontro con le forze ecologiste e progressiste per valutare se vi siano ancora le condizioni per l’alleanza. La scelta del Nazareno di convergere con il Terzo polo, smarcandosi dalla posizione trattativista dell’ex governatore Nicola Zingaretti, ha scatenato i malumori della sinistra sia per il metodo, «una forzatura», sia per l’inconciliabilità di vedute sul termovalorizzatore. «Si fanno dettare la linea da Calenda osserva Angelo Bonelli (Alleanza Verdi-Sinistra) - che, dopo aver fatto saltare la coalizione alle politiche consegnando il Paese alla destra, viene a dare lo stesso contributo da demolition man anche nel Lazio. Non ho niente contro D’Amato, lo stimo, ma penso che dovrebbe avere un sussulto...».
Scetticismo e amarezza per quella che si prospetta come una «partita a perdere» anche tra gli esponenti locali di Sinistra civica ecologista, che auspicano «una riflessione profonda» nella consapevolezza che la deflagrazione del «campo largo» non può che giovare agli avversari: «Con questi numeri il centrodestra può candidare chi vuole». Nel frattempo, mentre non si è ancora sciolto il nodo delle primarie, ieri circolava l’ipotesi di un ticket tra D’Amato e Marta Bonafoni, ex capogruppo della lista Zingaretti e fondatrice della rete «Pop-idee in movimento», forse come segnale distensivo nei confronti dei partiti contrari all’inceneritore e rimasti spiazzati dalla decisione dei vertici di fare asse con il Terzo polo. Un’altra possibile lettura è che la carta Bonafoni, già in campo quando si ragionava ancora di primarie, sia riemersa per riproporre le consultazioni tra gli elettori dem che, a questo punto, suonerebbero come il redde rationem. Tra i pochi punti fermi, lo strappo con il M5S: «Il termovalorizzatore non è nel programma della Regione - insiste Astorre - , altrimenti non si comprende come avremmo potuto governare insieme per due anni e mezzo... È la favola del lupo e dell’agnello, un errore culturale di Giuseppe Conte che rompendo con il Pd nel Lazio pensa di guadagnare consensi a livello nazionale... La storia di FdI, che è sempre stato all’opposizione per poi andare
Cinque Stelle «Come faremmo a spiegare agli elettori i distinguo tra Regione e Comune?»
al voto con il centrodestra unito, dimostra il contrario». I Cinquestelle, dal canto loro, non hanno gradito il silenzio dei dem dopo la conferenza stampa in cui l’avvocato di Volturara Appula ribadiva il «no» all’inceneritore: «In campagna elettorale come faremmo a spiegare i distinguo tra Regione, Comune, poteri commissariali?».
Nel centrodestra si consolida l’ipotesi di candidare il presidente della Croce rossa, Francesco Rocca, sebbene di fronte a un avversario indebolito dalle frizioni interne e dalla lite con i pentastellati potrebbe trovare spazio l’opzione Fabio Rampelli.