Il viaggio di Zerocalcare dalla matita al teatro
Al Vascello la graphic novel «Kobane Calling»
Dalla vita alla matita e dalla matita al teatro. Kobane Calling, fortunata graphic novel di Zerocalcare che racconta il viaggio fatto dall’autore nel Rojava tra le fila della resistenza curda mentre si batteva contro le forze dello Stato Islamico, torna alla forma di spettacolo dal vivo con Kobane Calling on stage per la regia di Nicola Zavagli.
Da martedì a domenica 20 novembre al Vascello, il reportage in forma grafica avrà carne ed ossa con tredici giovani interpreti per un progetto di Lucca Crea, prodotto da Fondazione Teatro di Napoli, Lucca Comics e Teatri d’Imbarco, che si mantiene il più possibile fedele alla cifra di Zerocalcare, in equilibrio tra comicità e lirismo, impegno civile e scarto immaginario.
Zavagli, come ha lavorato all’adattamento?
«Ho cercato di trovare la sintesi del teatro dentro la graphic novel, i cosiddetti cuori caldi della storia. Modificando l’andamento del viaggio, ma senza perdere complessità e ricchezza, mi sono concentrato su tre personaggi. Nella seconda parte dove al confine tra Turchia e Siria avvengono gli incontri con soldati, donne combattenti e prigionieri torturati, dalla forma di dialogo siamo passati al monologo, facendo acquisire potenza testimoniale ai personaggi».
È stato importante mantenere la giusta dimensione pop, i siparietti comici, le battute folgoranti, la parlata romana e giovanile fedele al vissuto dei protagonisti
Il testo tiene insieme comico e drammatico. È così anche in scena?
«È l’aspetto che considero più importante: mantenere la dimensione pop, i siparietti comici, le battute folgoranti, la parlata romana e giovanile fedele al vissuto dei ragazzi che hanno intrapreso il viaggio. Inoltre alcune tavole del fumetto sono proiettate sul fondale, così che il tratto stilistico, apparentemente semplice ma potente, rimane in luce».
È il secondo capitolo di una trilogia sulle graphic novel.
«Nasce dalla collaborazione con Lucca Comics & Games e segue la messa in scena di Una ballata per Corto Maltese ma precede la prossima produzione tratta da Cinzia di Leo Ortolani. Con Teatri d’Imbarco da anni perseguiamo un teatro popolare d’arte civile».
Zerocalcare è assai selettivo nelle sue collaborazioni. È intervenuto per il montaggio
dello spettacolo?
«Ha dato piena fiducia alla compagnia e abbiamo lavorato in piena libertà. Alla prima a Lucca nel 2019 eravamo terrorizzati, noi per paura di aver rovinato l’originale, lui perché lo temeva. Vedere quanto gli sia piaciuto e rivederlo tra il pubblico in altre date, è stata una grande gioia».
Nel frattempo la guerra è arrivata in Europa.
«La tematica è ancora più urgente. Citando il testo originale:
non tutte le guerre sono uguali, ce ne sono di aggressione, autodifesa o resistenza. Spesso a fine spettacolo lasciamo la parola a Yilmaz Orkan, responsabile ufficio Informazione Kurdistan in Italia. Ma la riflessione che Zerocalcare fa in leggerezza, si allarga all’Ucraina: una guerra di resistenza non può che essere combatta con le armi. Tutto il resto è ipocrisia, è girarsi dall’altra parte».