Caro energia, sono a rischio gli uliveti degli Etruschi
Nell’oliveto di Risiere, a metà strada tra Viterbo e Tuscania gli alberi si narra che siano addirittura gli eredi di quelli innestati nel VI secolo a.C. dagli Etruschi. È l’azienda agricola «Gisella ed Elena Ascenzi» che si prende cura di 33 ettari di terreno con 4 mila piante. «Figli e nipoti suppliscono alla mancanza di manodopera stagionale – spiega Alessio Trani, proprietario dell’impresa e presidente di Confagricoltura Lazio –. Concimi e gasolio per automezzi raddoppiati, le bollette quadruplicate. Il margine di guadagno è ridotto all’osso. Speriamo di non chiudere». Oggi questo nucleo fa parte di un più ampio appezzamento di 150 ettari composto da cereali, barbabietole da zucchero, un giovane noccioleto e prati per l’allevamento di ovini. Qui in autunno si raccolgono circa 1.200 quintali di olive caninesi, varietà autoctona di origine protetta. Dal 2020 però i rincari di materie prime ed energia mettono a rischio la sopravvivenza della piccola ditta familiare, che fattura fino a 80 mila euro l’anno.