Mou attacca: « Senza luce e qualità non siamo quelli dell’anno scorso»
Giallorossi in crisi e fischiati. Il tecnico: «Ci manca qualcosa di fondamentale»
«Sono stati i 20 minuti della speranza, non della sorpresa». C’è una Roma con Dybala e una senza, Mourinho lo ha gridato spesso in passato ma ieri ci ha messo il timbro. La Roma ha raggiunto in extremis il pareggio col Torino grazie ad un gol di Matic, ma è stato l’ingresso in campo dell’argentino ad accendere la luce negli occhi del tecnico. «Ci sono state due partite: una fino al 70’ e una dopo. Nella prima i tifosi della Roma volevano andare a casa, fischiavano, erano dispiaciuti perché non giocavamo bene e non creavamo. Nei venti minuti finali abbiamo creato più di quanto fatto negli altri settanta, si può dire anche più di quanto fatto nelle ultime quattro o cinque partite. Il perché è facile: siamo una squadra con un determinato tipo di qualità e limitazioni, e quando uno come Dybala non gioca è molto diverso per noi. La difficoltà che si vede con le altre squadre è che queste hanno venti giocatori meravigliosi, di qualità e creativi, noi abbiamo quello che abbiamo e la luce è lì. Abbiamo perso la luce e la qualità è diversa. Ora sono fiducioso, perché nella seconda parte della stagione Paulo potrà aiutarci, e sono contento anche per l’esordio di Tahirovic: sapevo che non avrebbe tradito, diventerà un grande giocatore».
Sul resto della squadra non è tenero. «Si può dire anche che alcuni giocatori hanno un livello bassissimo e la squadra ha bisogno di tutti. Non è la squadra dello scorso anno, manca qualcosa di fondamentale (che Mourinho non vuole dire, n.d.r.). Siamo però uniti, perché qualsiasi squadra che avesse sbagliato un rigore al 92’ sarebbe morta, invece noi abbiamo pareggiato e se fosse durata di più avremmo vinto. Belotti? Il rigorista non era lui, ma non dico chi fosse. Si può sbagliare, il problema non è quello, il problema è se un giocatore non dà quello che può dare. Belotti ha avuto il coraggio di tirare il rigore, l’ha sbagliato e va bene così».
Abraham è uscito tra i fischi, ma Mou non vuole giustificazioni. «Quando diventi un professionista, in un universo di milioni di bambini che lo volevano essere, non hai bisogno dell’appoggio di nessuno. Non hai bisogno di una fonte esterna. Quale appoggio psicologico? Vai lì, fai duelli individuali e se sbagli ne farai un altro. Volpato non ha giocato bene, ma la colpa è la mia perché non era la partita giusta per lui. L’ho cambiato per migliorare la squadra e per proteggerlo, ma ci sono altri giocatori che devono avere un atteggiamento giusto, per prendere lo stipendio a fine mese non hanno bisogno di appoggio».
C’è stata una terza partita, quella di Mourinho contro l’arbitro Rapuano, che lo ha espulso. «L’espulsione è giusta, le mie parole meritavano il cartellino rosso. Mi sono scusato dopo la partita per quello che gli ho detto, però della sua prestazione non voglio parlare. Sono stato umile a scusarmi però della sua influenza nello sviluppo della gara non voglio parlare. L’analisi la faccio e la tengo per me».
L’espulsione è giusta, le mie parole meritavano il cartellino rosso. Mi sono scusato dopo la partita con l’arbitro
Gianluca Piacentini