Corriere della Sera (Roma)

Il Muro Torto, curve pericolose e asfalto da rifare

- Di Giuseppe Di Piazza

Sono solo due chilometri di strada, ma le curve possono essere letali. La conformazi­one di viale del Muro Torto, con le due corsie per ogni senso di marcia che in alcuni punti si restringon­o, unita alle cattive abitudini dei romani alla guida, creano terreno fertile per gli incidenti stradali. Che accadono frequentem­ente anche a causa delle cattive condizioni del manto stradale, in molti punti pieno di buche.

«Corso Francia è stata aperta. Visto il maltempo e la velocità con la quale è stato effettuato l’intervento, si è formato un gradino che la polizia locale ha voluto ricontroll­are». Poche parole scritte su Facebook il primo aprile del 2022 dal presidente del XV Municipio, il pd Daniele Torquati. In sé, oltre all’uso del femminile per Corso Francia, sembra non esserci niente di strano in questo «post». Se non fosse che su quel «gradino» di cui parla Torquati, sei giorni dopo un ragazzo di 19 anni, Leonardo Lamma, ci lasciò la vita: la sua moto, una Ktm 125, che procedeva secondo la perizia a 27 chilometri l’ora, sbandò, e Leonardò finì contro il guardrail morendo.

Il commento di Torquati su Facebook diventa oggi di grande rilevanza. Nella perizia del pm, infatti, di quel «gradino» frutto di una riparazion­e stradale frettolosa, divenuta un vero e proprio dosso non segnalato - non c’è traccia. Una mancanza grave. Il perito parla invece dell’incidente come se misteriosa­mente la caduta fosse stata procurata dallo stesso ragazzo. I testimoni citati nella perizia dicono che hanno visto prima sbandare Leonardo e poi cadere. «Ha fatto tutto da solo», dice una donna. Nel senso che nessuno l’ha urtato o tamponato. Ed è comprensib­ile: il ragazzo, come anche un video mostra, ha cominciare a sbandare «tutto da solo», cioè a causa di quel maledetto dosso, il «gradino» non segnalato. Questa è la più ovvia delle verità. Ma a questo punto il presidente Torquati ha l’obbligo morale di andare dai pm e raccontare perché scrisse quel «post» su Facebook. Un «gradino» ignorato dalla perizia del pm, urgentemen­te ricoperto la notte dopo l’incidente mortale, e scomparso dalle carte giudiziari­e. Non deve finire così, è vero caro Torquati?

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