«Il Comune dia garanzie sulla Centrale del Latte»
Chiedono rassicurazioni su quelle che saranno le sorti della Centrale del Latte. Con una giornata di sciopero indetta martedì prossimo in Campidoglio, i sindacati lanciano l’allarme sul futuro dei 162 dipendenti e dei 1.200 tra allevatori e fornitori legati a doppio filo all’indotto dello stabilimento di via Fondi di Monastero. Una protesta che fa seguito all’annuncio di qualche giorno fa di Parmalat (controllata dal gruppo francese Lactalis), di voler ridurre a partire da gennaio la produzione nella sede capitolina. Una produzione che vale circa il 48% di quella totale e che verrà dunque portata altrove: i dipendenti della Centrale temono tagli occupazionali. «Riteniamo che la decisione sia grave ed inaccettabile, presa senza alcun confronto preventivo volto a garantire la continuità produttiva del sito e la tenuta occupazionale» hanno sottolineato i segretari Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil di Roma Marco Pasti, Giuseppe Cappucci ed Antonio Mattei.
Malgrado la Cassazione ancora non si sia espressa sul ricorso di Lactalis, l’intenzione di Parmalat è di voler rendere nuovamente il Comune azionista di maggioranza della Centrale del Latte (come stabilito dalla Corte d’Appello l’aprile scorso insieme alla restituzione di più di 41 milioni di euro di dividendi distribuiti dal 2005 al 2012). E questo, almeno per il momento, non chiude definitivamente la vicenda giudiziaria iniziata 27 anni fa, quando l’ex patron della Parmalat Sergio Cragnotti ha venduto al gruppo francese la Centrale. Una vendita impugnata dall’ex sindaco Gianni Alemanno e che ha visto ora, con la svolta di aprile, arrivare direttamente a Palazzo Senatorio la richiesta di tutelare lo storico marchio.