Crescita collettiva macchiata solo dal tonfo in Europa
Il 14 agosto all’Olimpico iniziava la stagione della Lazio: contro il Bologna in dieci dopo 6 minuti e vittoria in rimonta in inferiorità numerica. Tre mesi dopo, con la sosta di quasi 60 giorni – l’appuntamento è per il 4 gennaio alle 16.30 a Lecce – si può tracciare un bilancio. In campionato quasi tutto è filato liscio: dal derby vittorioso malgrado le assenze, ad una continuità di rendimento mai vista l’anno scorso che ha permesso di raggiungere il quarto posto in condominio con l’Inter, una delle favorite per lo scudetto. Brucia la sconfitta contro la Juventus, ma senza Immobile in attacco e privato della «benzina» di Lazzari e Zaccagni, il «motore» della Lazio, ha sofferto inevitabilmente. Tuttavia le 9 vittorie, i 3 pareggi e le 3 sconfitte – quella con la Salernitana davvero evitabile – sono un bottino confortante. Perché ottenuto col gioco, con una identità, con una crescita del gruppo. Cataldi e Patric, Zaccagni e Lazzari, la scelta del portiere Provedel, favorita dalla topica di Maximiano proprio tre mesi fa, hanno contribuito a far salire il gioco e la squadra in classifica. Il talento di Felipe Anderson è diventato impermeabile agli sbalzi di umore, mentre anche Luis Alberto – malgrado qualche ricaduta – è un altro rispetto ad un anno fa. Notevole il lavoro svolto sulla difesa, la seconda migliore della serie A, superiore anche al Napoli dei record. Certo, qualcosa è mancato. Non tutti gli acquisti hanno funzionato. Marcos Antonio e Cancellieri sono in evidente ritardo, Vecino dopo un buon avvio si è un po’ perso. Si attende poi la stabilità di rendimento per Basic, ancora troppo vago. Il vero cono d’ombra è stata l’Europa League. Iniziata in modo brillantissimo la sera dell’8 settembre all’Olimpico col 4 a 2 al Feyenoord, s’è chiusa malamente proprio a Rotterdam contro gli olandesi. Il mancato passaggio del turno, tuttavia, non è da ricercare solo nei due pareggi e nelle due sconfitte, ma nella peggiore serata dell’intera stagione. Il marcio della Danimarca (5 a 1 umiliante contro il Midtjylland il 15 settembre) ha mortificato la differenza reti, fatale per rimanere in Europa League. Il derby deciso da Anderson, il successo cristallino sull’Inter all’Olimpico oltre alla splendida prestazione a Bergamo contro l’Atalanta, le perle di questi 90 giorni. Adesso lo stop, pensando che – recuperato ovviamente Immobile - si possa ancora migliorare in una stagione mai vista e, dunque, assolutamente imprevedibile.