Corriere della Sera (Roma)

Crescita collettiva macchiata solo dal tonfo in Europa

- Di Marco Cherubini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il 14 agosto all’Olimpico iniziava la stagione della Lazio: contro il Bologna in dieci dopo 6 minuti e vittoria in rimonta in inferiorit­à numerica. Tre mesi dopo, con la sosta di quasi 60 giorni – l’appuntamen­to è per il 4 gennaio alle 16.30 a Lecce – si può tracciare un bilancio. In campionato quasi tutto è filato liscio: dal derby vittorioso malgrado le assenze, ad una continuità di rendimento mai vista l’anno scorso che ha permesso di raggiunger­e il quarto posto in condominio con l’Inter, una delle favorite per lo scudetto. Brucia la sconfitta contro la Juventus, ma senza Immobile in attacco e privato della «benzina» di Lazzari e Zaccagni, il «motore» della Lazio, ha sofferto inevitabil­mente. Tuttavia le 9 vittorie, i 3 pareggi e le 3 sconfitte – quella con la Salernitan­a davvero evitabile – sono un bottino confortant­e. Perché ottenuto col gioco, con una identità, con una crescita del gruppo. Cataldi e Patric, Zaccagni e Lazzari, la scelta del portiere Provedel, favorita dalla topica di Maximiano proprio tre mesi fa, hanno contribuit­o a far salire il gioco e la squadra in classifica. Il talento di Felipe Anderson è diventato impermeabi­le agli sbalzi di umore, mentre anche Luis Alberto – malgrado qualche ricaduta – è un altro rispetto ad un anno fa. Notevole il lavoro svolto sulla difesa, la seconda migliore della serie A, superiore anche al Napoli dei record. Certo, qualcosa è mancato. Non tutti gli acquisti hanno funzionato. Marcos Antonio e Cancellier­i sono in evidente ritardo, Vecino dopo un buon avvio si è un po’ perso. Si attende poi la stabilità di rendimento per Basic, ancora troppo vago. Il vero cono d’ombra è stata l’Europa League. Iniziata in modo brillantis­simo la sera dell’8 settembre all’Olimpico col 4 a 2 al Feyenoord, s’è chiusa malamente proprio a Rotterdam contro gli olandesi. Il mancato passaggio del turno, tuttavia, non è da ricercare solo nei due pareggi e nelle due sconfitte, ma nella peggiore serata dell’intera stagione. Il marcio della Danimarca (5 a 1 umiliante contro il Midtjyllan­d il 15 settembre) ha mortificat­o la differenza reti, fatale per rimanere in Europa League. Il derby deciso da Anderson, il successo cristallin­o sull’Inter all’Olimpico oltre alla splendida prestazion­e a Bergamo contro l’Atalanta, le perle di questi 90 giorni. Adesso lo stop, pensando che – recuperato ovviamente Immobile - si possa ancora migliorare in una stagione mai vista e, dunque, assolutame­nte imprevedib­ile.

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