Corriere della Sera (Roma)

Il papà: vogliono sulla sua pelle coprire qualcuno

Stefano Lamma, papà del 19enne: «Però credo ancora nella giustizia»

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«Non capisco a chi dia fastidio la morte di Leonardo. Perché tutta questa fretta di chiedere l’archiviazi­one? Chi vogliono coprire? Acea? Il Comune? I vigili? Qualcuno vogliono salvare. Per me non ci sono dubbi. È questa l’unica spiegazion­e. Una salvezza regalata ai potenti passando sopra la pelle di mio figlio. Ma io e Paola vogliamo la verità, e non ci fermeremo». Parla Stefano Lamma, il padre del 19enne morto in moto a corso Francia.

«Non capisco a chi dia fastidio la morte di Leonardo. Perché tutta questa fretta di chiedere l’archiviazi­one? Chi vogliono coprire? Acea? Il Comune? I vigili? Qualcuno vogliono salvare. Per me non ci sono dubbi. È questa l’unica spiegazion­e. Una salvezza regalata ai potenti passando sopra la pelle di mio figlio. Ma io e Paola vogliamo la verità, e non ci fermeremo».

Stefano Lamma, 57 anni, papà di Leonardo - il 19enne deceduto lo scorso 7 aprile a corso Francia dopo aver perso il controllo della moto vicino a un rattoppo fatto per chiudere una voragine apertasi per la rottura di una tubatura Acea - sta vivendo un calvario nel calvario. La morte del figlio è un dolore che lo accompagna e lo accompagne­rà per sempre, notte e giorno. Strazio a cui adesso si sommano le conclusion­i del consulente della Procura, secondo cui Leonardo sarebbe caduto da solo. Esito a cui ieri è seguita la richiesta di archiviazi­one da parte del pm Attilio Pisani.

Signor Lamma, secondo gli inquirenti Leonardo a corso Francia quel giorno «andava a 27 chilometri all’ora, una condotta imprudente».

«Ormai mi rimane solo l’ironia per combattere quest’ingiustizi­a. L’aggettivo imprudente cosa significa? Che Leonardo andava troppo veloce perché c’era un rattoppo in mezzo alla strada che nessuno si era degnato di segnalare? Però c’è un peccato originario in quest’inchiesta». Quale?

«Sarà stato fatto anche in buona fede, ma non doveva essere affidata la consulenza a un ex vigile urbano. È stato creato un conflitto d’interessi. Andava scelta una persona super partes, qualcuno che non avesse il timore, persino inconsapev­ole, di scrivere qualcosa di dannoso contro il Comune. Ma la nomina del consulente non è stato l’unico errore. C’è n’è uno che viene ancora prima».

A cosa si riferisce?

«Il rattoppo andava transennat­o, così nessuno ci sarebbe passato sopra. Ma la chiusura di una carreggiat­a a corso Francia stava creando problemi con il traffico. Così è stato fatto un lavoro frettoloso. Per esempio, il presidente del XV Municipio, Daniele Torquati, il 31 marzo segnala su Facebook che la strada sarebbe stata riaperta. Invece avrebbe dovuto segnalare che c’erano ancora problemi. La mia sensazione è che per loro fosse più importante dire ai cittadini che dal mattino del 1° aprile non avrebbero più trovato ingorghi. Poi sempre Torquati segnala che c’è un “gradino”. Si è preoccupat­o di sapere se fosse stato rimosso? Quel “gradino” potrebbe essere stato la causa della morte di Leonardo. Torquati non è competente da un punto di vista giuridico. Però chi amministra ha dei doveri morali. Che la tragedia di mio figlio abbia fatto venire la coda di paglia a un bel po’ di persone lo dimostrano i lavori fatti il 21 ottobre a corso Francia».

Perché?

«Quel giorno si è rotta una tubatura Acea, nella stessa area in cui era saltata il 27 marzo scorso. Ebbene: stavolta se ne sono fregati del traffico, hanno chiuso tutto e hanno fatto un lavoro a regola d’arte. Hanno imparato sulla pelle di mio figlio».

La perizia sotto accusa Il magistrato non doveva affidare la consulenza a un ex vigile urbano: c’è conflitto di interessi

Municipio e Comune Quella toppa sull’asfalto andava transennat­a. Ma era più importante riaprire corso Francia...

Lei crede nel sistema giudiziari­o?

«Ancora oggi sì. È stato fatto uno sbaglio nel chiedere l’archiviazi­one. Ma siamo in tempo per recuperare. Però io e Paola soffriamo, ci sentiamo abbandonat­i. Perché il dubbio che vogliano salvare qualcuno sulla pelle di mio figlio, rimane».

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Leonardo Lamma, morto in moto a 19 anni a corso Francia e, accanto, i genitori Stefano e Paola
(foto Claudio Guaitoli) Famiglia Leonardo Lamma, morto in moto a 19 anni a corso Francia e, accanto, i genitori Stefano e Paola

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