Il Pd sceglie D’Amato e si schiera con Calenda: rottura totale con il M5S?
La direzione dem si schiera con Calenda. Conte: in questi giorni il nostro candidato
La direzione regionale del Pd ha accolto in blocco (49 sì su 50) la decisione dei vertici di convergere sulla candidatura di Alessio D’Amato, indicato dal Terzo polo alla presidenza del Lazio. Invece Roberta Lombardi (M5S) aveva proposto di indicare un nome alternativo, con primarie no al termovalorizzatore.
La direzione regionale del Pd ha accolto in blocco la decisione dei vertici di convergere sulla candidatura di Alessio D’Amato, indicato dal Terzo polo alla presidenza del Lazio. Nella riunione di ieri è stato approvato con una maggioranza schiacciante, 49 su 50, l’ordine del giorno proposto dal segretario regionale dei dem, Bruno Astorre, in linea con la svolta del Nazareno. L’unico a votare contro è stato l’ex deputato Marco Miccoli che lunedì, in un incontro al circolo «Donna Olimpia» di Monteverde, ha raccolto l’assist di Roberta Lombardi per provare a sparigliare: l’assessora M5S alla Transizione ecologica gli ha chiesto di portare al tavolo convocato per oggi con gli alleati di centrosinistra un nome alternativo, rilanciando l’ipotesi delle primarie e il «no» al termovalorizzatore.
Nel comunicato diffuso in serata non si esclude la possibilità di lanciare le consultazioni tra gli iscritti e i militanti per valutare anche «candidature provenienti da altre forze politiche», sebbene D’Amato sembri ormai blindatissimo. Il suo compito, adesso, sarà quello di saper aggregare «la più ampia coalizione possibile» con un confronto sul programma che tenga conto delle diverse anime. A ribadirlo, ieri, è stato anche il responsabile enti locali del Pd, Francesco Boccia: «Il tavolo potrà prendere qualsiasi decisione sulle modalità di allargamento». E però, la virata improvvisa su
D’Amato e il sospetto di «primarie farsa» agitano gli alleati: «Valuteremo insieme alle altre forze politiche a cosa serve il tavolo - riferiscono fonti di Sinistra civica ecologista - .
Certo, l’idea del Pd al centro con i sette nani che annuiscono non è un bel quadretto». Critici anche i Verdi con Filiberto Zaratti, portavoce regionale di Europa verde, che stigmatizza la mancanza di collegialità: «Il tavolo di centrosinistra nel Lazio si è riunito per molti mesi, ma non è stato convocato per scegliere il candidato presidente. Siamo preoccupati del ruolo eccessivo che assume Calenda in questa scelta e ribadiremo che sarebbe necessario unire tutte le forze per battere la destra». Paolo Ciani (Demos), neoeletto a Montecitorio, auspica che non si sfaldi l’asse di centrosinistra artefice della vittoria di Zingaretti cinque anni fa: «Se dovesse esserci qualche defezione, sarebbe un problema».
Sul fronte M5S, la rottura con i dem sembra ormai irreparabile, se non fosse che Astorre ha ribadito ancora una volta la (quasi) totale coincidenza tra i punti del programma di Giuseppe Conte e quelli del «campo largo», tranne sul termovalorizzatore che però è questione esclusivamente romana e non è previsto nel Piano regionale rifiuti. L’estremo tentativo di ricucire con il leader dei Cinquestelle, che alle politiche hanno ottenuto il 15 per cento dei voti (il Pd ha raccolto il 18) e senza i quali la sfida con il centrodestra è tutta in salita? L’avvocato di Volturara Appula ieri ha assicurato che «in questi giorni» lavorerà alla candidatura per il Lazio in parallelo alla piattaforma per la Lombardia. Nel frattempo, nel campo avversario sembrano salire le quotazioni di Fabio Rampelli (FdI), vicepresidente della Camera.
Obiettivo
Il dem Francesco Boccia: ora D’Amato lavori ad aggregare tutte le forze della coalizione
Unità
Sia Demos, sia Europa Verde ritengono che il centrosinistra debba restare unito