Sette arresti e 200 indagati: attacco alla droga dello stupro
Eseguite ieri anche sessanta perquisizioni in varie città nella seconda parte della maxi inchiesta della Procura La molecola chimica (Glb o Ghb) arrivava tramite rider inconsapevoli nelle case, ad eventi e in club per vip
Scatta di nuovo la sfida della Procura romana che, solo ieri, ha portato a sette nuovi arresti, 60 perquisizioni e 200 indagati per la cessione della droga dello stupro. Un secondo capitolo dopo il primo che, esattamente un anno fa, aveva portato a decine di arresti. Tra i nuovi indagati anche Giovanni Maria Leone, nipote dell’ex presidente della Repubblica.
Ordinata su «Shop and Clean» sito di approvvigionamento di detersivi e accessori casalinghi, consegnata attraverso inconsapevoli rider come una qualunque pizza a domicilio, consumata a piacere a cifre variabili attorno ai 100 euro, la molecola di gammabutirrolattone (Gbl o Ghb) raggiungeva case, club privée ed eventi alla moda. Finché non è scattata la sfida repressiva lanciata dalla Procura romana che, solo ieri, ha portato a 7 nuovi arresti, 60 perquisizioni e 200 iscrizioni sul registro degli indagati. Un secondo capitolo dopo il primo che, esattamente un anno fa, aveva partorito decine di arresti e accertamenti su tutto il territorio nazionale. In carcere sono finiti il finanziere Domenico Fazzari, il musicista Damyan Ilchegv Tudzharov, il manager di Rcs pubblicità Francesco Supino, mentre nei confronti di Emanuela Falconi, Gennaro Russo, Marco Locatelli e Gennaro Quasto gli agenti della Polaria hanno eseguito gli arresti domiciliari. Quanto a Giovanni Maria Leone, nipote dell’ex presidente della Repubblica e figlio di Claudia Rivelli, sorella dell’attrice Ornella Muti (che ha patteggiato 1 anno e 5 mesi di reclusione per lo stesso reato: importazione e cessione di sostanze stupefacenti) la gip Francesca Ciranna non ha concesso gli arresti per i quali sarebbe stato necessario un mandato internazionale di cattura (è domiciliato a Londra) ma resta indagato.
La droga chimica viaggiava ovunque. Non mancava agli eventi ma compariva anche nelle circostanze meno sospette tipo gli uffici di dipendenti pubblici teoricamente immuni da dipendenze del genere. Veicolata alle serate del Gorilla’s, brand del mondo gay e nelle case di professionisti, manager e perfino politici. Nel precedente filone era emerso anche il nome di Tommaso Cerno (Pd) tra i destinatari non indagati di alcune spedizioni, salvo chiarire alla pm Giulia Guccione, titolare dell’altra maxi inchiesta, che non era direttamente lui a consumare questo tipo di sostanze ma un suo ex partner affetto da problemi di dipendenza.
Dal suo inizio l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo ha portato al censimento di nuovi preparati, fra i quali 16 sostanze oggi confluite nelle tabelle ministeriali di molecole vietate (non lo erano), mentre gli aggiornamenti degli elenchi pubblici sono tuttora in progress.