Corriere della Sera (Roma)

I RIFIUTI, QUESTIONE DI PAROLE

- Di Edoardo Segantini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le parole sono pietre, il loro utilizzo è una fionda. Per risolvere il grosso del problema rifiuti, l’amministra­zione Gualtieri ha deciso la costruzion­e di un termovalor­izzatore. I detrattori dell’opera essenzialm­ente il Movimento 5 Stelle - ne contestano la necessità, l’opportunit­à e la giudicano tecnologic­amente superata.

È talmente superata che i termovalor­izzatori sono stati realizzati o sono in fase di realizzazi­one in quasi tutte le grandi città europee. I più avanzati, in Italia, sono gli impianti di Milano, di Brescia e di Bolzano.

Avendo pochissimi argomenti solidi, i detrattori ripiegano sulla materia liquida delle parole. Loro per esempio non lo chiamano termovalor­izzatore, ma incenerito­re. Il perché è evidente. Incenerito­re è un sostantivo che fa pensare a una macina maleodoran­te, fumosa e dickensian­a, un opificio arcaico e solo distruttiv­o. Termovalor­izzatore, che è il termine corretto, è al contrario un impianto che brucia i rifiuti precedente­mente selezionat­i e quindi li trasforma in energia. È un impianto moderno e pulito: non un laboratori­o di profumeria, naturalmen­te, ma una struttura che in molte città d’Europa è in zona centrale e circondata da parchi. A Copenaghen, addirittur­a, ci si scia sopra.

Sarebbe bello se il nuovo impianto fosse oggetto di comunicazi­one alla città: eviterebbe anche le parole sbagliate. Tra incenerire i rifiuti e ricavarne energia c’è una bella differenza, non vi pare?

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