I RIFIUTI, QUESTIONE DI PAROLE
Le parole sono pietre, il loro utilizzo è una fionda. Per risolvere il grosso del problema rifiuti, l’amministrazione Gualtieri ha deciso la costruzione di un termovalorizzatore. I detrattori dell’opera essenzialmente il Movimento 5 Stelle - ne contestano la necessità, l’opportunità e la giudicano tecnologicamente superata.
È talmente superata che i termovalorizzatori sono stati realizzati o sono in fase di realizzazione in quasi tutte le grandi città europee. I più avanzati, in Italia, sono gli impianti di Milano, di Brescia e di Bolzano.
Avendo pochissimi argomenti solidi, i detrattori ripiegano sulla materia liquida delle parole. Loro per esempio non lo chiamano termovalorizzatore, ma inceneritore. Il perché è evidente. Inceneritore è un sostantivo che fa pensare a una macina maleodorante, fumosa e dickensiana, un opificio arcaico e solo distruttivo. Termovalorizzatore, che è il termine corretto, è al contrario un impianto che brucia i rifiuti precedentemente selezionati e quindi li trasforma in energia. È un impianto moderno e pulito: non un laboratorio di profumeria, naturalmente, ma una struttura che in molte città d’Europa è in zona centrale e circondata da parchi. A Copenaghen, addirittura, ci si scia sopra.
Sarebbe bello se il nuovo impianto fosse oggetto di comunicazione alla città: eviterebbe anche le parole sbagliate. Tra incenerire i rifiuti e ricavarne energia c’è una bella differenza, non vi pare?