«Dobbiamo essere quelli che quando c’è da andare in Comune... ci andiamo»
«Noi dovemo esse quelli che quando c’è da anda’ al consiglio... annamo...ce guardano poi il gruppo di fuoco noi lo potemo pure seguì...» è una pagina della monumentale informativa dei carabinieri agli atti dell’Antimafia capitolina. Ed è possibile che proprio questo passaggio abbia attirato l’attenzione degli esperti della Prefettura che hanno approfondito i diversi aspetti dell’emergenza criminalità lungo il litorale regionale. Il presunto boss Vincenzo Italiano parla così con un imprenditore confidandogli le manovre di avvicinamento della criminalità organizzata
C’avemo la televisione, c’avemo gli impicci, c’avemo gli imbrogli, c’avemo le ditte... Vincenzo Italiano
con l’amministrazione nettunense: «C’avemo la televisione, c’avemo gli impicci, c’avemo gli imbrogli porco giuda, c’avemo le ditte...», spiega evidenziando gli ingredienti dell’infiltrazione. Da un lato la droga, le armi, le relazioni con la locale di ‘ndrangheta. Dall’altro gli appalti, i rapporti con i politici locali, le manovre per pilotare le gare d’appalto. Le associazioni calabresi, secondo il gip Gaspare Sturzo che firmò i provvedimenti di arresto del febbraio scorso, erano due, l’una e l’altra deputate al traffico (anche internazionale) di stupefacenti core business criminale. Ma poi sul
litorale si ripuliva il denaro e si puntava a occupare le istituzioni per capitalizzare i vantaggi. I caratteri della penetrazione mafiosa c’erano tutti, scrivono i magistrati. Non solo c’erano le armi. Non solo c’era la capacità di intimidazione. Ma c’era anche la solidarietà militante nei confronti dei loro detenuti, supportati con avvocati di fiducia e «sussidio» familiare. C’erano poi i rapporti tra capi, la spartizione del territorio, la condivisione di uno stesso metodo criminale descritto nelle carte dell’operazione «Tritone». Una conversazione fra le tante rivelava la considerazione verso Massimo
Carminati (il Nero), l’ex Nar socio in affari di Salvatore Buzzi nell’inchiesta «Mondo di mezzo» e le perplessità invece su Fabrizio Piscitelli «Diabolik» ucciso al Parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019. A parlarne sono Italiano e un amico: «Si dice che lui («Diabolik», ndr) è il nuovo coso (capo, ndr) no?», chiede quest’ultimo. Risposta di Italiano: «See...gli piacerebbe». E ancora l’altro: «Il nuovo Cecato de Roma».
Sullo scioglimento di Nettuno e Anzio deciso dal consiglio dei ministri piovono commenti di politici ed esperti: «Condivido la scelta del ministro Piantedosi — dice Bruno Astorre, senatore e segretario Pd del Lazio — ma si tratta di una pagina molto triste per la politica del litorale». Approvazione anche dal Movimento Cinquestelle: «Per tanti anni ci siamo battuti perché si facesse piena luce in quelle amministrazioni e più volte in passato avevamo richiesto che le commissioni d’accesso fossero inviate quanto prima». Quanto a Giampiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio regionale per la sicurezza e legalità, commenta: «Ci auguriamo che i commissari prefettizi che saranno inviati nei due Comuni sviluppino modelli di partecipazione e condivisione con le tante energie positive presenti in quelle comunità. I cittadini di Anzio e Nettuno, le forze sociali e associative vivano questo commissariamento come occasione di rigenerazione nel segno della legalità e della bellezza».