Corriere della Sera (Roma)

Quella fascia da schiaffi: quanti fallimenti dopo Cafu

- Mimmo Ferretti

Una fascia da schiaffi. Come definire in maniera più gentile la corsia di destra della Roma, storicamen­te in crisi di affidabili­tà? Ecco perché Karsdorp, il suo caso e un pluriennal­e rendimento sotto tono sono sempliceme­nte la conferma di un problema che a Trigoria si trascinano dietro da anni. C’era una volta Cafu, il Pendolino, ed era una pacchia. Per i compagni e per i tifosi. Esterno destro a cinque stelle, il brasiliano. Uno dei migliori di sempre, in quel ruolo. Dai tempi di Cafu, cioè dai tempi del terzo scudetto gialloross­o, su quella fascia tanta fuffa e poca qualità. E non conta la difesa a tre o a quattro: conta la pochezza dei soggetti. Con alcune eccezioni, certo. Tipo Panucci, bravo a difendere e pure a offendere, Più terzino che esterno, ma che fa? Un giocatore dal rendimento assicurato, con lui crisi lontana, senza di lui problemi a iosa. Tipo Maicon, arrivato alla Roma da quasi pensionato extra lusso ma smanioso di conquistar­e un posto nel Brasile del Mondiale 2014 e, quindi, gasatissim­o. Un treno lanciato sistematic­amente ad altissima velocità, su quella corsia destra. Non proprio un Pendolino, ma poco ci mancava. E poi? Menzione positiva per Florenzi che era anche un esterno, non solo un esterno. Chi altro? Qualche buon giocatore, parecchi bluff, scappati di casa a volontà. Sfruttando un ordine sufficient­emente cronologic­o, ecco spuntare Sartor, una promessa mai mantenuta per via di una profession­alità mai salvaguard­ata al cento per cento; Cassetti, profession­ista impeccabil­e ma ricordato soprattutt­o (solo?) per quel gol nel derby; il terrifican­te Cicinho, una delle più grandi «sòle» prese all time dalla Roma. Migliaia di tifosi ad attenderlo a Fiumicino, aspettativ­e altissime, rendimento degno di una «scapoliamm­ogliati» di fine agosto dopo la cocomerata sulla spiaggia. E Motta? Il biondo che sembrava dovesse spaccare il mondo e che invece si è ritrovato presto in fuorigioco; Rosi, l’enfant prodige di Trigoria mai diventato (calcistica­mente) adulto («Datemi qualche anno e ve lo faccio diventare più bravo di Cristiano Ronaldo», sentenziò a vanvera Luciano Spalletti). Tenetevi forte: Piris, più difensore puro che esterno (come il mai abbastanza rimpianto Rudiger), portato a Roma per motivi ancora oggi misteriosi. Oppure Torosidis, che in campo andava per conto proprio alla ricerca non si sa di che cosa. Non trovando, talvolta, neppure il pallone. Toro scatenato, c’è toccato leggere. Roba da film, comico ovviamente. Alla Roma è transitato pure Bruno Peres, tatticamen­te specializz­ato nel passare il pallone all’indietro. E nell’ubriacarsi di finte di corpo senza senso. E che dire di Santon, arrivato nella Capitale in condizioni fisiche ormai impresenta­bili e valutato il doppio di Zaniolo? Si è ritirato pochi mesi fa, ma di fatto aveva smesso di giocare da anni. Ciliegina sulla torta più rinomata e gustosa degli ultimi anni: l’inglese Maitland-Niles. Ogni commento qui sarebbe superfluo. E poco elegante. Meglio confidare in Celik. Ah Cafu, dove sei...

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A fianco, l’inglese Maitland-Niles Sotto, a sinistra, il brasiliano Peres; a destra, Davide Santon
Grandi flop A fianco, l’inglese Maitland-Niles Sotto, a sinistra, il brasiliano Peres; a destra, Davide Santon

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