Cinema, crollo di pubblico e incassi
Negli ultimi tre anni, le presenze sono diminuite del 54%. I gestori puntano sulle multisale
La chiusura del cinema King in via Fogliano nel quartiere Salario (dopo Roxy, Fiamma, Embassy e Metropolitan), è soltanto l’ultima ferita di un’emorragia che sembra inarrestabile. Solo negli ultimi anni hanno tirato la saracinesca giù per sempre oltre una quarantina di cinema e i dati dell’Anec Lazio parlano chiaro: dal 2019 al 2022 a Roma gli incassi sono scesi del 50% (15.984.577 euro rispetto a tre anni fa) e le presenze del 54% (2.138.915 paganti). Ma per superare la crisi i gestori puntano sulle multisale.
La chiusura senza appello del cinema King in via Fogliano nel quartiere Salario alla fine della scorsa primavera, è soltanto l’ultima ferita di un’emorragia che sembra inarrestabile. Solo negli ultimi anni hanno tirato la saracinesca giù per sempre oltre una quarantina di cinema e i dati dell’Anec Lazio parlano chiaro: dal 2019 al 2022 a Roma gli incassi sono scesi del 50% a 15.984.577 e le presenze del 54% a 2.138.915. Lo stop per la pandemia, la concorrenza delle piattaforme streaming e ora anche il caro bollette in un circuito altamente energivoro con un aumento, sempre secondo Anec, dei costi del 400%, hanno reso il futuro delle sale della Capitale, ancora più incerto. E sono sbiadite, forse irripetibili, quelle immagini del ponte di Ognissanti con le lunghe file fuori dai cinema.
Ma c’è anche qualche segnale incoraggiante che traccia un possibile percorso per la ripresa: a fine ottobre, dopo due anni di ristrutturazione, ha riaperto il Barberini con sei sale lusso e interventi ad alta tecnologia. «Gli imprenditori che possono investire riescono a rinnovarsi e rilanciare spiega Leandro Pesci, presidente di Anec Lazio e gestore di 4 cinema a Roma (Lux, Odeon, In Trastevere e Tibur) –. Si deve migliorare la qualità dell’accoglienza e dei servizi, magari anche con un ristorante interno, come ha fatto il Barberini. Dalla fine degli anni Ottanta, nonostante le chiusure di molte strutture, a Roma gli schermi sono aumentati, passando da circa 80, agli attuali 202 (400 complessivamente nel Lazio), quindi è evidente che la direzione giusta è quella delle multisale: la diversificazione dell’offerta è quella che permette di raggiungere il miglior risultato economico e dunque la sopravvivenza».
Ma la maggior parte di chi un tempo gestiva cinema con floridi incassi, oggi non ha le risorse per riaprire e tanti impianti restano in stato di abbandono. Il Metropolitan in via del Corso, ad esempio, non è mai stato recuperato: sembrava che dovesse prima accogliere un brand americano dell’abbigliamento, poi trasformarsi in un megastore di fast fashion e infine è rimasto chiuso. Così come un’altra sala iconica come l’Embassy di via Stoppani che ha spento per sempre le luci dopo aver ospitato anteprime mondiali con divi hollywoodiani al seguito.
«Dopo il superamento delle norme che permettevano di trasformare i cinema in sale Bingo, ora per fortuna non si può più fare – precisa Francesca Del Bello, presidente del II Municipio dove hanno chiuso un alto numero di strutture la materia è disciplinata dal Piano regolatore e dalla legge regionale sulla rigenerazione urbana del 2017, che impone a un ex cinema un vincolo di destinazione d’uso del 50% ad attività culturali, mentre il resto della superficie può essere utilizzata per fini commerciali. Al momento non abbiamo nessuna richiesta in corso da parte dei gestori ed essendo proprietà private non possiamo fare nulla contro il degrado a cui inevitabilmente sono destinate. Sarebbe opportuno che il Comune faccia una ricognizione di questi cinema abbandonati — prosegue Del Bello — per proporre un piano di aiuti per la loro riqualificazione. Però l’ex Academy Hall in via Stamira, che era diventata una sala giochi, poi confiscata alle mafie, adesso ospiterà l’Associazione Libera, mentre la Lucisano group sta per riaprire il cinema Africa (ex Apollo) in piazza Elio Callistio, alla Sedia del Diavolo con grande soddisfazione da parte dei cittadini del quartiere».
In questo momento, per chi ancora non ha capitolato, la vera emergenza è rappresentata dal caro energia: «Nei miei 4 cinema prima dell’estate pagavo circa 12mila euro al mese — aggiunge Pesci — a fronte dei 42mila di ottobre». Ma nonostante le difficoltà, il presidente degli esercenti cinematografici è convinto che ci sia ancora spazio per questo tipo di intrattenimento: «Il prodotto è molto importante, con questo avvio di autunno c’erano pochi film interessanti, sia italiani che americani e il pubblico scarseggiava. Poi improvvisamente conclude Pesci – quando sono arrivati Dante, Stranezza, Il Colibrì, gli spettatori non si sono fatti attendere. E ora, con l’uscita di Black Panther della Marvel, gli incassi volano».