Lazio, la doppia faccia dei rinnovi: senso di appartenenza ma squadra vecchia
Il rischio di prolungare i contratti sino al 2027
Le due facce della stessa medaglia. La Lazio sta cercando di evitare di perdere altri giocatori a parametro zero come successo nel recente passato: prima con De Vrij, poi con Strakosha e Luiz Felipe. Nel calcio moderno, in realtà, i trasferimenti dopo la scadenza dei contratti sono sempre più frequenti e non più prerogativa di calciatori arrivati a fine carriera (si prendano a esempio, fra gli altri, il campione d’Europa in carica Donnarumma, passato al Psg, e Tolisso, che da campione del mondo ha lasciato il Bayern Monaco per andare al Lione). Per questo bisogna sempre stare attenti, cercare di anticipare le mosse delle società rivali.
Negli ultimi giorni la Lazio ha annunciato il rinnovo di Lazzari (fino al 2027) e sta lavorando per quelli di Felipe Anderson e Cataldi (anche con loro si vorrebbe arrivare fino al 2027). Ottime notizie, si può pensare. Ed è effettivamente così, perché la Lazio, già in passato, ha ottenuto buoni risultati puntando su giocatori che hanno avuto in quella biancoceleste la maglia più importante della carriera. Si pensi a Lulic, Parolo, Radu, ma anche Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Immobile. Per tutti loro la Lazio rappresenta il punto più alto della attività. A Roma si sono tolti le soddisfazioni maggiori. Questo crea senza dubbio senso di appartenenza.
Rinnovare però a così tanti calciatori fino a fine carriera (anno più, anno meno) potrebbe però non essere una scelta strategicamente corretta. Al 30 giugno 2027 Lazzari avrà 33 anni e mezzo, Felipe 34 già compiuti e Cataldi 32 e 11 mesi. Avendo tutti e tre stipendi alti per la media della rosa e avviandosi a fine carriera, di stagione in stagione sarà sempre più complicato venderli (e non possono che svalutarsi).
Non solo: secondo alcuni dirigenti importanti del calcio mondiale, riempire lo spogliatoio di giocatori che hanno già ottenuto il massimo è controproducente. «Si trasmette un senso di appagamento - spiega Ralf Rangnick, attuale ct dell’Austria, che ha fatto grande Salisburgo e Lipsia proprio infarcendole di giovani - Preferisco sempre avere giocatori al primo contratto della loro carriera che non all’ultimo. Chi è agli inizi ha fame, non sa ancora quale può essere la sua vetta, e spinge sull’acceleratore in automatico». Anche alcuni dei club più importanti al mondo ragionano così: nella attuale rosa del Real Madrid l’unico, dai 31 anni in su, nessuno ha contratti di più di 18 mesi. Dei calciatori blindati fino al 2027 il più anziano è
Valverde che ha 24 anni. Per gli altri le scadenze sono più vicine. Discorso simile al Bayern, dove i 4 giocatori con contratto fino al 2027 hanno 26, 23, 20 e 16 anni. Arrivati a una certa età è giusto ragionare con periodi più brevi. Perché le incognite inevitabilmente aumentano. Perciò blindare tutti fino al 2027 è una buona notizia. Ma può non essere la strategia migliore. Sono le due facce della stessa medaglia.
Fino a fine carriera Dopo Lazzari la società sta trattando anche i rinnovi di Cataldi e Felipe Anderson