«Monica, un’eroina capace di perdonare»
Pallaoro presenta il suo film al Farnese e al Nuovo Aquila
Spero che l’esplorazione del mondo interiore di Monica contribuisca ad abbattere i muri della paura e dell’ignoranza
Non è stato facile per Andrea Pallaoro trovare l’interprete adatta a cui affidare il ruolo di Monica, protagonista del suo terzo film da regista, con cui è tornato in gara, dopo Hannah, alla Mostra di Venezia. Dopo aver incontrato una trentina di attrici, il regista trentino, ormai americano d’adozione (da oltre vent’anni vive tra Los Angeles e New York), non ha avuto dubbi di fronte al provino di Trace Lysette (già nel cast della serie tv Transparent). «Con lei è bastato il primo incontro, per la sua capacità di essere piuttosto che recitare e per il fatto di aver capito subito lo spazio psicologico del personaggio. Monica per me è un’eroina moderna, una donna capace di perdonare e rialzarsi, facendo i conti con i traumi e le ferite del proprio passato».
In Monica — in sala dal 1° dicembre con Arthouse, dopo due anteprime oggi, alle 19.15 al Nuovo Aquila e alle 21.15 al
Farnese Arthouse, entrambe alla presenza del regista che incontrerà il pubblico al termine della proiezione — seguiamo il ritorno a casa dopo molti anni, della protagonista, per rivedere l’anziana madre, Eugenia (Patricia Clarkson), malata terminale.
«Questa storia è il secondo capitolo di una trilogia iniziata con il mio film precedente, Hannah — ha spiegato Pallaoro —, e si inserisce in un’esplorazione più ampia relativa alle complessità dell’abbandono, alle dinamiche psicologiche ed emotive derivanti dal non essere accettati».
Come la sua protagonista, anche l’attrice che la interpreta è passata attraverso un lungo e complesso processo di transazione da ragazzo a donna. Lo ha raccontato lei stessa: «A 25 anni mi sono trovata a vivere il peggior momento della mia vita, un mio amico che ora non c’è più mi ha dato coraggio, suggerendomi di
iniziare i corsi di recitazione, poi è arrivata la possibilità di lavorare in Law & Order, dove recitavo nella parte di una donna, e più avanti in Transparent. Quando ho letto la sceneggiatura di Andrea ho colto subito la verità intorno a questo personaggio transgender, la complessità delle relazioni con la sua famiglia. Abbiamo collaborato prima di iniziare a girare, ho pescato anche dalle mie esperienze personali».
«Quello di Monica — sostiene
il regista — è un personaggio che offre una sorta di paradigma di coraggio e generosità, che riesce a perdonare e a rialzarsi. Il mio obiettivo è di far fare allo spettatore un percorso molto individuale che gli permetta di ritrovarsi nel personaggio e nella storia della nostra protagonista».
Non si tratta, avverte Pallaoro, di un film politico, né di un manifesto ma certo non si può evitare di sottolineare l’importanza del rispetto dell’identità sessuale delle persone.
«Viviamo in un momento storico particolarmente allarmante, in cui si arrivano a mettere in discussione anche diritti fondamentali che diamo (o meglio: davamo) per acquisiti per sempre. Spero che l’esplorazione del mondo interiore di Monica contribuisca, nel suo piccolo, ad abbattere i muri della paura e dell’ignoranza e a diffondere una maggiore consapevolezza».