Corriere della Sera (Roma)

«Racconto la frattura umana della Storia»

Simone Cristicchi al Teatro Olimpico con «Esodo» rievoca il dramma collettivo quando l’Istria e la Dalmazia vennero annesse alla Jugoslavia. Un monologo fra parole, musica, filmati e foto

- Federica Manzitti

Le sedie accatastat­e, i vestiti e gli altri oggetti di uso comune non sono più in scena, ma la testimonia­nza dello sradicamen­to di vite come la nostra ha ancora la stessa urgenza di mostrare la feroce idiozia della Storia.

Esodo di e con Simone Cristicchi è lo spettacolo che domani al Teatro Olimpico torna sulla migrazione forzata dei giuliano-dalmata di lingua italiana e sulla rimozione di cui sono stati vittime nel secondo dopoguerra. Un progetto nato già due lustri fa nella versione più articolata di Magazzino 18 con la regia di Antonio Calenda — spettacolo che, debuttando nel 2013, era presidiato dai carabinier­i per timore di violenze contro gli artisti accusati di revisionis­mo — oggi torna in una versione aggiornata e più snella. Tra musica e racconti, Cristicchi rievoca il dramma collettivo che ha riguardato circa trecentomi­la persone quando l’Istria e la Dalmazia vennero annesse alla Jugoslavia.

L’equivalenz­a questione istriana uguale questione fascista ha dominato per tanti anni. Secondo lei ora si è fatta più debole?

«Io credo di sì. Di questa vicenda si parla molto di più ora che dieci anni fa, quando ho cominciato a lavorare al progetto con lo Stabile del Friuli Venezia Giulia. Anche lo spettacolo ha dato il suo contributo: ha incontrato un enorme pubblico, colmando un vuoto di conoscenza ed empatia. Tante, tantissime persone che non sapevano nulla di cosa è successo dopo il Trattato di Pace del 1947 ci hanno ringraziat­o per il lavoro che abbiamo fatto».

È stato difficile superare le resistenze culturali?

«Soprattutt­o nei primi tre anni. In tournée ho avuto bisogno della vigilanza delle forze dell’ordine tra carabinier­i e polizia che presidiava­no i teatri. C’era un clima pesante poi, poco alla volta, anche nelle frange più estreme di sinistra come di destra, ci si è accorti che si parlava soprattutt­o di una frattura umana».

L’empatia come arma per superare le chiusure ideologich­e? «Proprio così. Prima Magazzino 18 ora Esodo raccontano il senso dello sradicamen­to dalla propria terra d’origine. Qualcosa che riguarda ciascuno di noi come, ad esempio, per i grandi esodi che stiamo vedendo nel mondo. Mettere in luce è il nostro obiettivo».

Cosa accade sul palco in questo racconto aggiornato al 2022?

«L’impianto scenico è minimalist­a. Sono da solo con la mia chitarra. Si può dire che allo spettacolo mancano i personaggi, ma non manca affatto l’umanità. Anzi, con un racconto in prima persona, come Simone, credo che il rapporto diretto con il pubblico acquisti forza».

E poi c’è la musica.

«Alcuni canti tradiziona­li del repertorio istriano e le canzoni che ho composto appositame­nte. Non mancano le proiezioni con i filmati e le fotografie. È come sfogliare un album di famiglia».

La censura è una delle prime conseguenz­e della dittatura,

ne abbiamo conferma nella Russia di oggi.

«La quantità di persone all’oscuro di tante vicende come quelle che raccontiam­o sul palco, mi ha davvero impression­ato. Mettere in moto una coscienza al di là delle ideologie è quello che mi rende più orgoglioso».

Nel frattempo a Trieste ha aperto un museo dedicato all’esodo gliuliano-dalmata.

«Si chiama Magazzino 18 ed è anche merito nostro se è nato. Sono grato a Trieste che mi ha reso cittadino onorario nel 2015».

Obiettivo Mettere in moto una coscienza al di là delle ideologie è quello che mi rende più orgoglioso

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Protagonis­ta Simone Cristicchi (45 anni) sarà in scena domani al Teatro Olimpico con lo spettacolo «Esodo». A sinistra, una giovane esule italiana in fuga trasporta una bandiera tricolore

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