Ucciso in monopattino da un buca
Via Anapo, i vigili urbani hanno rilevato un «cratere» di 30x50, profondo otto centimetri
Antonio Supino, 63 anni, è morto dopo essere caduto dal monopattino elettrico a causa di una buca. È l’ipotesi per spiegare l’incidente avvenuto lo scorso 9 novembre al Salario-Trieste. La buca (30x50, profonda 8 centimetri) si trovava dove poco prima era stato chiuso un cantiere stradale. E sulla morte di Valeria Sebastiani, 39 anni, a Caracalla, la Procura indaga per omicidio stradale. I familiari della vittima: «Chi ha visto qualcosa si faccia avanti».
Una buca 30x50, profonda otto centimetri, che si è formata dopo la chiusura di uno dei tanti cantieri che interessano le strade del Salario-Trieste. I vigili urbani del II Gruppo Parioli l’hanno individuata nel sopralluogo in via Anapo il giorno successivo alla tragica fine di Antonio Supino, 63 anni, sposato e padre di quattro ragazzi, morto al Policlinico Umberto I all’alba del 9 novembre dopo una rovinosa caduta in monopattino, quasi di fronte all’abitazione dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Come ogni giorno era impegnato nella consegna porta a porta e in alcune edicole delle copie del Corriere della Sera. Quello che gli è accaduto è tuttora un mistero sul quale indaga non solo la Municipale ma anche il commissariato Vescovio, coordinati dal pm Alberto Galanti, che ha svolto un altro sopralluogo con la Scientifica.
All’appello mancano infatti lo smartphone della vittima, insieme con il monopattino, che una testimone avrebbe visto accanto al corpo e insanguinato, e non si trova nemmeno l’auto - una Volkswagen Golf rossa -, intestata alla moglie di Supino, che il 63enne aveva preso quella notte per fare alcune consegne in centro, prima di salire sul monopattino elettrico che trasportava nel bagagliaio. Il sospetto è che i primi due apparecchi siano stati rubati da qualcuno che ha approfittato dei momenti concitati dei soccorsi, alle 5.30 del mattino.
Ma adesso, come ipotizzato da subito, nonostante l’intervento di copertura dell’asfalto già poche ore dopo l’incidente, a tenere banco è la presenza della buca, ufficializzata dai vigili urbani nella loro relazione di servizio, e la concreta possibilità che Supino possa aver perso il controllo del monopattino proprio a causa dell’asfalto sconnesso. In quel tratto di via Anapo, che costeggia un parcheggio per scooter dove spesso però sostano anche auto, microcar e moto di grossa cilindrata che sporgono verso il centro della carreggiata, si aggiungono crepe che potrebbero aver deviato il percorso della tavola elettrica. La macchia di sangue rilevata dalla Municipale segna il punto di caduta del 63enne, accanto ai veicoli in sosta, a undici metri dalla buca: Supino potrebbe aver ondeggiato paurosamente prima di cadere. Due i testimoni: uno avrebbe visto da lontano il 63enne mentre cadeva, l’altra ha segnalato il monopattino a terra, due ore dopo l’incidente. Quindi alle 7.30 la tavola non era stata ancora rubata.
«Siamo impegnati nell’accertamento tecnico irripetibile - spiega l’avvocato dei familiari di Supino, Alberto Bonu -. Stiamo cercando di fare luce sulla caduta, c’è un nesso di causalità fra il sinistro e le condizioni del manto stradale: c’erano notevoli avvallamenti e una buca molto ampia, quasi un cratere. A me appare evidente che Supino ci sia finito con la ruota anteriore del monopattino e abbia perso il controllo del veicolo. Ma lancio anche un appello a restituire la tavola che ci è molto utile ai fini delle indagini: la moglie è pronta a ritirare la denuncia per furto contro ignoti».
Rampe inesistenti, buche e macchine parcheggiate sulle strisce, sono solo alcune delle barriere architettoniche presenti sulle strade del Fleming, come hanno constatato ieri mattina gli studenti dell’istituto comprensivo via Nitti, durante l’incontro con la polizia stradale organizzato dalla fondazione Gaia von Freymann, creata dal papà della 16enne investita e uccisa su corso Francia nel dicembre 2019, Edward von Freymann. In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, ragazzi tra gli 11 e i 13 anni hanno potuto mettersi nei panni di chi vive in sedia a rotelle, usando loro
I ragazzi hanno provato a usare le carrozzine, scoprendo le difficoltà delle strade cittadine
stessi le circa 15 carrozzine messe a disposizione dalla fondazione per l’evento.
Nonostante il temporale che durante la mattinata di sabato si è abbattuto su Roma, gli alunni si sono armati di pazienza. Una fila guidata da Edward e Carmine Consalvi, ideatore del Superabile project insieme al socio Francesco Di Gennaro, con l’obiettivo di creare percorsi di allenamento per persone con disabilità. Il primo intoppo si è presentato quasi subito: uscendo dalla scuola gli adolescenti hanno dovuto fare i conti con una larga crepa sull’asfalto in cui le ruote restavano incastrate. «Non avrei mai immaginato che fosse così faticoso», dice Cristina, 11 anni, mentre tenta di girare la sua carrozzina. «La scuola dovrebbe essere accessibile per tutti, eppure non è così. È una gincana», sostiene la dirigente scolastica Elisamarzia Vitaliano, indicando il marciapiede rotto davanti all’istituto.
In effetti, «in neanche 50 metri – fa notare von Freymann, a sua volta in carrozzina per un incidente stradale – abbiamo incontrato almeno cinque grandi ostacoli. Questo spiega perché non si vedono spesso disabili in giro. Non è che non ci siamo, anzi siamo tanti, ma non possiamo uscire di casa». Una questione di diritti negati che si lega a doppio filo con il tema della sicurezza stradale. Tant’è che ieri alla Nitti gli agenti della polizia stradale hanno anche illustrato ai giovani i pericoli della guida in stato di ebbrezza,
Percorsi complicati