Corriere della Sera (Roma)

«Mi ha molestata», ma era falso Condannata l’accusatric­e

- Giulio De Santis © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Verdetto

Pur sapendolo innocente, ha accusato un ragazzo di averla molestata, facendolo arrestare. Ora la giovane, 26 anni, è stata condannata a un anno e quattro mesi con l’accusa di calunnia. Anche il pm aveva chiesto la stessa pena poi pronunciat­a dal giudice Adele Pompei. A finire dietro le sbarre, il 7 ottobre del 2017, è stato Valerio Cesarini, 29 anni, cuoco, rimasto in carcere cinque giorni mentre 45 li ha trascorsi agli arresti domiciliar­i. Decisivo nella ricostruzi­one della verità, è stato un video. Senza le immagini di una telecamera a circuito chiuso, sarebbe risultato quanto meno arduo smentire le accuse dell’imputata. Un vero colpo di fortuna per il ragazzo, perché, come osserva il giudice nelle motivazion­i della sentenza, né la 26enne, né il cuoco, erano a conoscenza dell’esistenza di una telecamera a circuito chiuso all’interno della pizzeria dove lavoravano entrambi.

È opportuno tornare alla sera del 7 ottobre del 2017, quando Cesarini viene arrestato al termine della giornata lavorativa. A denunciarl­o la sua collega. Che nel processo affermerà: «Mi afferrava per le mani e poi provava a baciarmi sulle labbra…mi prendeva i polsi…fino a quando, scalciando, riuscivo a liberarmi e tornavo al banco incredula. Prima di quel giorno, Cesarini mi aveva fatto dei compliment­i, ma io gli ricordavo che ero fidanzata». Un quadro in apparenza chiaro. Cesarini dirà, invece, questo ai giudici: «Le ho fatto il solletico, ho provato a baciarla, lei ha messo una scusa, l’ho lasciata, mi sembrava tranquilla (…). Per me era finita lì. Cinque minuti dopo mi sono trovato addosso sei poliziotti».

Due versioni inconcilia­bili. Qual è la vera? Quella del video, come scrive il giudice nella sentenza: «La versione del filmato cristalliz­za un evolversi degli eventi completame­nte diverso dalla denuncia». Osserva il giudice che «dal volto della donna non traspaiono segni di tensione o d’imbarazzo come sostenuto dall’imputata». Sempre Pompei sottolinea che «il linguaggio del corpo della donna fortemente stride con la drammatica rappresent­azione dei fatti contenuta nella denuncia». Il giudice però lascia in sospeso un interrogat­ivo: perché la ragazza ha mentito, ha inscenato una violenza sessuale mai accaduta? Nessuna spiegazion­e, neanche da Cesarini, che si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Gabriele Vescio.

La giovane, 26 anni, è stata condannata a un anno e 4 mesi con l’accusa di calunnia. Anche il pm aveva chiesto la stessa pena

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