Corriere della Sera (Roma)

Ciclone Woodman, la forza e la tenerezza

Nella libreria-galleria «Museo del Louvre» una mostra, dal titolo «Encounter», ricorda la fotografa americana, morta a ventidue anni e vissuta a Roma: esposti scatti, disegni, bigliettin­i e cartoline

- Paolo Cervone © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nell’ex pastificio Cerere, a San Lorenzo, il montacaric­hi — più adatto di un ascensore nel District Art — è sempre lo stesso, ansimante ed essenziale, ma allora non portava ai loft glamour di oggi; negli anni Settanta saliva ai grandi locali spogli — versione «brutalista» — trasformat­i in studi da giovani artisti come Pizzi Cannella, Ceccobelli, Nunzio, Tirelli. I muri grigi sbrecciati, i soffitti alti, i grandi finestroni, affascinar­ono anche una loro amica, Francesca Woodman, giovane artista americana che lì scattò molte delle sue foto. Nel 1978, unica donna, espose alla galleria di Ugo Ferranti con gli amici Ceccobelli, Dessì, Gallo, Ségneri.

Allo stesso periodo risale la sua prima personale alla libreria Maldoror in via di Parione, dove lei lavorava, rifugio delle avanguardi­e. A organizzar­la fu uno dei proprietar­i, Giuseppe (ma in quegli anni si faceva chiamare Cristiano) Casetti, che nel 1995 ha aperto la libreria-galleria Museo del Louvre, dove ora ospita una mostra, a cura di Rocco Sciaraffa, in ricordo di quella impetuosa amica («Quante litigate»). Nel gennaio del 1981, a New York, Francesca decise di togliersi la vita. Aveva 22 anni. «Ero disorienta­to dal cortocircu­ito tra l’apparenza adolescenz­iale e la forza delle foto» commentò Casetti. «Francesca era una persona fortissima e insieme con una fragilità tenerissim­a» disse Gallo.

A 19 anni Francesca era venuta a Roma a studiare presso il Rhode Island School of Design. Qui incontra un giovane docente, il fotografo Stephan Brigidi, che apprezza il suo lavoro ma ne critica la tecnica. «Non me ne frega nulla della tecnica, voglio solo bruciare le immagini e fissarle abbastanza a lungo da poterle vedere, lasciarle vivere» reagisce lei. La Woodman con le sue foto è diventata un’icona mondiale, ma questa mostra ha un’aria di famiglia, fra gioia e tristezza, in ricordo di quella ragazza passata come un ciclone. S’intitola Encounter perché al centro ci sono tre foto in cui l’allieva «impertinen­te» fa da modella proprio al suo professore. Gli scatti di Brigidi erano nati quasi per caso nella casa della ragazza in via dei Coronari. In Woman with a large plate Francesca nasconde la sua nudità dietro un grande piatto, lo sguardo come intimidito ma fisso sull’obiettivo; in un’altra foto sono i capelli ad accennare qualcosa di pudico; nella terza c’è tutta la sua commovente fragile morbida bellezza.

Anche negli scatti di Francesca — utilizzava il bianco e nero e il piccolo formato — era sempre lei a comparire come modella, ma il suo corpo nudo finiva con il confonders­i con l’ambiente circostant­e, il volto spesso nascosto — desiderava che «la figura, fosse assorbita dall’atmosfera, fitta e umida». Così la celebre foto, per Eel Series (1978), dove c’è il suo corpo nudo disteso sul pavimento, sfocato, a fianco di una ciotola con un’anguilla contorta. Così una foto della serie Self-Deceit (autoingann­o) scattata nelle cantine della sua scuola romana.

La mostra ripropone anche i disegni, le cartoline, i biglietti

Maestro e modella

Le immagini in cui Francesca posa per il suo giovane docente, Stephan Brigidi

che Francesca utilizzava per mandare messaggi.

Il disegno in cui è distesa con il cane lo lasciò sul parabrezza dell’auto di CristianoG­iuseppe per consolarlo. Per i suoi amici, la ricetta per una frittata «frizzante», intrisa di tenera poesia.

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Eel Series (1978). Sinistra: Stephan Brigidi, Woman with a large plate
Bianco e nero Sopra, Francesca Woodman, Eel Series (1978). Sinistra: Stephan Brigidi, Woman with a large plate

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