L’orchestra under 25 che porta i concerti nelle scuole
Baccaro, direttore di «Chiave di volta»: alcuni bambini non hanno mai visto un violino
«Qui non arriva la musica» canta Marco Mengoni nell’ultimo singolo che ha conquistato il festival di Saremo. Nelle periferie, nelle carceri e in tutti quegli spazi socialmente più fragili è spesso così, soprattutto se si tratta di musica classica. Per questo la giovanissima orchestra Chiave di volta, composta da musicisti under 25, ha deciso di «portare la bellezza della musica “a domicilio”».
A raccontarlo è il 20enne Alessandro Baccaro, giovanissimo direttore d’orchestra e fondatore del gruppo. Chiave di volta ha vinto il bando della Regione Lazio VitaminaG2, grazie al quale ha potuto allestire un ricco programma: «Suoneremo nel carcere di Rebibbia e negli istituti comprensivi Giustiniana e Parco di Veio, ma siamo in contatto anche con un ospedale per altre date».
Il primo concerto intanto si è tenuto l’altroieri nell’aula magna dell’istituto comprensivo Poseidone, quartiere Tor Bella Monaca. «I bambini erano molto coinvolti», racconta Baccaro. L’esibizione è stata preceduta da una vera e propria lezione di musica. «Abbiamo presentato ogni strumento - spiega il musicista - facendo ascoltare il suono per far capire le differenze. C’erano bambini che non avevano mai visto un violino». Poi il direttore ha alzato la bacchetta e Hinako Kawasaki, Federico Morbidelli, Matteo Morbidelli, Matteo Baldoni, Radoslaw Seodon, Medeya Kalantarava, Carlotta Libonati, Camilla Sanchez, Mattia Geracitano, Nicola Memoli hanno intonato un divertimento di Mozart. «Dopo un’ora di concerto erano tutti in piedi ad applaudire - rivela il giovanissimo direttore d’orchestra -. Mi hanno commosso, ci chiedevano il bis, è stato bellissimo».
«Da dirigente scolastico apprezzo molto lo spirito di Chiave di volta, perché portare la musica a domicilio nella scuola vuol dire far vivere agli studenti i loro spazi educativi sotto una luce diversa», ha commentato Annalisa Laudando, alla guida dell’istituto Poseidone. Inoltre, sottolinea la preside, «testimoniano come la passione per la musica, oltre a essere diventata una ragione di inclusione, abbia plasmato il loro futuro trasformandosi in lavoro».