Il cinema dolente che viene dall’Asia
Al via il festival con i film dell’Estremo Oriente
Il cinema di Taiwan negli anni Ottanta conquistò i festival con film raffinati, poco spettacolari, storie di solitudine, drammi economici sullo sfondo di città grigie, la ricerca d’identità personale e nazionale. Un «cinema dolente», per citare You Hsiao-hsien, uno dei registi più prestigiosi, autore fra gli altri anche di Millennium Mambo sulle tracce di una giovane hostess in una Taipei notturna e scintillante.
L’Asian Film Festival ci porta ora alla scoperta della giovane Xiao Lan, protagonista di Little Blue di Yifang Lee (giovedì, in apertura): dopo una delusione d’amore intraprende un percorso alla scoperta del proprio corpo, in compagnia di estranei, ai confini tra intimità e piacere. «Si tratta di una scelta ardita, in linea con uno dei focus di questa edizione, la ventesima: l’esplorazione del proprio corpo e della sessualità in un momento di crescita», spiega il diimportanti, rettore artistico Antonio Termenini.
Giornate tematiche sono riservate a quattro paesi. Si parte il 31con la Thailandia: Blue again della regista Thapanee Loosuwan affronta il passaggio di una studentessa dall’adolescenza all’età adulta; Six characters, ispirato ai celeberrimi Sei personaggi di Pirandello, è firmato da M.L. Pundhevanop Dhewakul conosciuto come Mom Noi, uno degli autori più morto lo scorso anno a 69 anni.
Il 1° aprile il Korean Day con un omaggio a Kim Ki-duk, scomparso a 59 anni per complicanze legate al Covid: Call of God, girato in Kirghizistan, è stato concluso e montato da amici e colleghi. Questo ultimo film del controverso e celebrato regista — da Ferro 3 a Pietà, Leone d’oro a Venezia — racconta l’incontro fra una ragazza e uno scrittore, un’attrazione che diventa ossessione e desiderio di reciproca sopraffazione.
Il 2 aprile, il Japan Day ritorna sul tema dell’esplorazione della sessualità. In her room di Chihiro Ito racconta un amore vero (o un’inspiegabile follia?) in un paesaggio onirico, erotico, bizzarro e inquietante. Tea Friends di Bunji Sotoyama ruota attorno a un’agenzia di prostitute per anziani: una di loro, non più giovane, ritrova gioia nella vita grazie al fatto di essere necessaria agli altri e diventa una delle “donne del tè” più popolari.
Il 4 aprile Vietnam Day. Glorius ashes di Bui Thac Chuyên, ambientato in un villaggio nel delta del Mekong, segue le vite difficili e le storie amorose di tre donne. Jasmine ritrae invece le vite delle tante persone che lasciano la campagna per lavorare ad Hanoi. Lo firma Dang Nhat Minh, 85 anni, Artista del popolo, premio Ho Chi Minh, uno dei pochi registi vietnamiti di fama mondiale.
Nella giornata di chiusura, il 5 aprile, omaggio al regista filippino Lav Diaz, celebrato come uno dei più innovativi, conosciuto anche per la lunghezza dei suoi film (fino a dodici ore). When the waves are gone (187’), il suo ultimo film, parte dalle riflessioni sulla presidenza di Rodrigo Duterte — con il pretesto di combattere lo spaccio della droga ha autorizzato le forze di polizia ad intervenire come se fossero squadroni della morte — per diventare il resoconto della schizofrenia del potere.