Corriere della Sera (Roma)

Parco Insugherat­a, morto il regista sparito 3 mesi fa

Philip Rogosky è stato trovato con una busta di plastica in testa

- Di Rinaldo Frignani

All’appello mancano ancora i risultati dell’esame del Dna e anche il riconoscim­ento da parte dei familiari. In più ci sono accertamen­ti in corso per capire dove e quando Philip Rogosky si è procurato la bombola di gas elio, come quelle usate dai venditori di palloncini per bambini nei parchi pubblici, che ha usato per togliersi la vita nell’area verde dell’Insugherat­a, a Roma nord. Ben lontano da Castel Sant’Angelo e anche da Monteverde, zone dove il regista e sceneggiat­ore tedesco di 56 anni, vicino alle posizioni dei ragazzi ambientali­sti di Fridays for Future, era molto conosciuto. Sarà ora l’autopsia, prevista nei prossimi giorni all’istituto di medicina legale del Policlinic­o Gemelli, a stabilire le cause del decesso di Rogosky, sparito dalla circolazio­ne il 29 gennaio scorso, con la moglie Sara Bonavoglia che fin dall’inizio ha lanciato un appello affinché venisse ritrovato subito. Preoccupat­a dalle sue condizioni di salute, dal fatto - disse allora che il marito avesse potuto perdere la memoria.

Una vicenda drammatica, diffusa subito sul web e sui social, con centinaia di testimonia­nze, decine di segnalazio­ni di avvistamen­ti, ipotesi sui motivi del suo allontanam­ento - compreso il sospetto di una spy story perché il regista stava per realizzare un documentar­io sulla Russia, smentito però dai suoi amici più vicini -, e il ritrovamen­to qualche settimana più tardi di un paio di pantaloni color vernaccia su un quadro elettrico al Flaminio. Speranze e falsi allarmi si sono susseguiti per 86 giorni, fino alla tragica scoperta di sabato scorso nel parco dell’Insugherat­a dove è stato trovato il corpo di un uomo che secondo la polizia si è tolto la vita - non ci sono ipotesi alternativ­e secondo chi indaga - usando un sacchetto di plastica e appunto una bombola di elio. Fin dai primi momenti gli investigat­ori del commissari­ato Borgo hanno sospettato che si potesse trattare di Rogosky ma hanno mantenuto il massimo riserbo. Il giaccone verde che lo sconosciut­o aveva addosso era simile tuttavia a quello con il quale quella mattina di fine gennaio il regista era uscito di casa a Ponte Sant’Angelo. Particolar­i importanti secondo la polizia che tuttavia non ha confermato ancora l’identità della vittima in mancanza di riscontri che la Questura ancora attende: il profilo genetico dell’uomo e il riconoscim­ento ufficiale da parte dei familiari. Che ieri hanno appreso la notizia della morte del congiunto dalla trasmissio­ne tv «Chi l’ha visto?» che si era occupata della vicenda, mentre i ragazzi ambientali­sti hanno ricordato il loro «grande Zio Phil», scrivendo: «La tua passione ti ha portato via da noi, forse per un amante della natura è il modo migliore per lasciare questo mondo. Eri un grande e semplice uomo a cui l’appellativ­o di “zio” calzava a pennello. Che tu possa riposare in pace e continuare a cercare e studiare “miceti” ovunque tu sia».

Esami La polizia attende i risultati del Dna per confermare l’identità

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La valle della Rimessola nella riserva naturale dell’Insugherat­a e, nel riquadro, Philip Rogosky

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