Corriere della Sera (Roma)

Trenta miliardi di risparmi nonostante l’inflazione

Bilancio di 3 anni nella regione della Federazion­e autonoma bancari (Fabi)

- Mirko Giustini

Nonostante l’inflazione le famiglie laziali sono riuscite a a risparmiar­e, accumuland­o l’11,4% in più negli ultimi tre anni. A riportarlo la Fabi, il sindacato dei bancari. L’aumento ha portato il totale delle riserve da 241,7 miliardi a 269,2. In particolar­e i conti correnti contengono oggi quasi 121 miliardi di liquidità, il 10,5% del dato nazionale.

Meglio fa solo la Lombardia con il 20,4%. Queste risorse però non vengono valorizzat­e adeguatame­nte dagli istituti di credito. In regione su 5mila euro viene corrispost­o un rendimento medio di appena 13 euro l’anno. La forbice dei tassi locali va dallo 0,26% per salvadanai sotto i 50mila euro allo 0,86% per quelli sopra i 250mila. Percentual­i che, per quanto di molto inferiori al caro vita, sono le terze più alte del Paese. «Le differenze dipendono dai costi di gestione e dai rischi d’impresa caratteris­tici di ciascuna zona d’Italia – afferma Emanuele Amenta, di Fabi Roma –. Da anni ci battiamo per una maggiore remunerazi­one, ma le banche preferisco­no applicare premialità minime invece di offrire condizioni più competitiv­e rispetto alla concorrenz­a. Ecco perché sta crescendo il ricorso a strumenti più redditizi come azioni e titoli di Stato, saliti del 25,5% dal 2021».

E qui entrano in gioco i consulenti finanziari. «Non confondiam­o funzioni di pagamento con quelle di investimen­to – sottolinea Luigi Conte, presidente dell’associazio­ne di categoria Anasf (consulenti finanziari) –. Dal nostro punto di vista è meglio lasciare in giacenza quanto basta a coprire poco più dei consumi medi. Il resto andrebbe impiegato in prodotti dalla resa migliore. L’importante è avere chiari in testa gli obiettivi di breve, medio o lungo periodo che si vogliono raggiunger­e. Altrimenti si rischia di incorrere in fenomeni poco ragionati come la compravend­ita selvaggia dei titoli di Stato di questi mesi. La scelta peggiore però è quella di non scegliere e consentire ai rincari di erodere il potere d’acquisto».

Il disorienta­mento è tale che, pur sapendo di andare incontro a un futuro previdenzi­ale complicato, gran parte dei millenials non sta investendo in una pensione integrativ­a. «Se anche l’inflazione tornasse a livelli di guardia, attorno al 2%, 100mila euro tra 10 anni varranno come 70mila di oggi – spiega Valerio Marchetti, area manager del Lazio della banca Fineco –. Nulla che non sia già accaduto in passato. Tuttavia occorre avere coscienza del contesto economico in cui ci muoviamo. Tanti clienti chiedono la sicurezza del capitale e un rendimento certo. Un approccio che tradisce quanto sia ancora poco diffusa l’educazione finanziari­a».

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Un cittadino chiede informazio­ni a una impiegata in uno sportello bancario di una filiale romana

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