Un’evidente questione di testa
Che cosa hanno in comune le tre vittorie di misura di aprile della Roma contro la Lazio, contro il Milan versione Europa a San Siro e quella allo sprint in casa dell’Udinese? Risposta facile facile: il gol decisivo segnato con un colpo di testa. E su azione di calcio d’angolo, battuto in tutti e tre i casi da Paulo Dybala. Due volte Mancini e una Cristante, innescati dal delicato sinistro al veleno del campione del mondo, sono riusciti a sfruttare al meglio la «palla inattiva» (ma in realtà attivissima) confezionata da Paulino e hanno consentito così alla Roma di portare a casa il successo. Con DDR al comando la Roma ha (ri)messo la testa a posto, dimostrando (confermando?) che le partite, lunghe o brevi che siano, si possono vincere, meritandolo fino in fondo, anche attraverso piccole grandi cose studiate, provate e riprovate in allenamento. Perché, dopo tre indizi, ormai la prova è chiara: il calcio d’angolo battuto con un goniometro posizionato sul piede mancino di Dybala rappresenta, sia da destra che da sinistra, un’arma micidiale a disposizione di De Rossi e dei suoi ben istruiti saltatori. Non una novità assoluta, in Casa Roma, ma la felice riscoperta di un trend che per mesi non aveva più prodotto risultati importanti. Oggi, lo dicono i numeri, non c’è un’altra squadra italiana che sappia sfruttare così bene il gioco aereo (14 reti), non solo da palla ferma: un gran bel pregio frutto del lavoro del gruppo e legato a quel «Codice Giallo-Rosso» seguito con personalità da DDR, uno che non usa mai la testa a sproposito. In campo e soprattutto fuori.
Con buona pace di tutti, nemici (etici) compresi.