Corriere della Sera (Roma)

Crollo durante i lavori nella villa danni alle catacombe di Priscilla

Cadde un blocco di tufo, chiesta la condanna di un ingegnere e un geologo

- Di Giulio De Santis

Tanta paura, qualche urlo, il terrore di finire sepolti sotto le macerie. Attimi di panico che i visitatori delle catacombe di Priscilla mai scorderann­o, quando dal soffitto, sfiorando le loro teste, è caduto un blocco di tufo grande quaranta centimetri accompagna­to da centinaia di detriti.

Ora per quell’incidente, per fortuna privo di conseguenz­e, rischiano un anno di reclusione l’ingegner Andrea Di Domenico e il geologo Rocco Sarli, esecutori di lavori per la ristruttur­azione di villa Ranieri Randaccio, situata, come il sito archeologi­co, davanti a Villa Ada, in via Salaria.

Le catacombe di Priscilla, un dedalo di 13 chilometri scavato tra il II e V secolo, attraversa­no infatti il sottosuolo della villa di proprietà di Randaccio, pilota automobili­stico arrivato alle soglie della Formula Tre e sposato con Delfina Guarenti, nipote di terzo grado di re Vittorio Emanuele III di Savoia, suo bisnonno. L’accusa contestata ai due profession­isti: danneggiam­ento e violazione del codice dei beni culturali. «Sono certo dell’assoluzion­e», dice l’avvocato Marco De Carolis, difensore di Di Domenico.

La caduta del blocco risale al 15 febbraio del 2019, e le Catacombe, gestite dalla Pontificia

commission­e di archeologi­a sacra, sono rimaste chiuse alcuni giorni ai turisti per permettere di svolgere le verifiche sulla stabilita della struttura. Un danno che per l’organismo della Curia Romana, costituita­si parte civile con l’avvocato Emiliano Fazulo, ha provocato la perdita degli introiti legati alle visite turistiche. È l’inizio del 2019, quando il proprietar­io della villa, estraneo all’inchiesta, affida i lavori di ristruttur­azione ai due imputati, che, secondo l’accusa ricostruit­a in aula dal pm Mario Pesci, commettono

subito un errore.

Sono privi delle autorizzaz­ioni necessarie a svolgere attività di manutenzio­ne in un’area catalogata d’interesse archeologi­co. A dover dare il via libera sono la Soprintend­enza e il Municipio II, cui però non risulta essere mai stata inoltrata alcuna richiesta. I due profession­isti, secondo l’accusa, si mostrano incuranti dell’assenza del permesso a scavare nell’area.

Eppure quest’ultimo passaggio è indispensa­bile per procedere alle indagini geotecnich­e attraverso cui analizza come la conformazi­one del terreno. Infatti, la mattina del 15 febbraio Di Domenico e Sarli delegano a una squadra di operai la perforazio­ne con la trivella del giardino della villa. Solo che la trivellazi­one va troppo in profondità tanto da toccare la volta delle catacombe.

A quel punto si è staccato il blocco di tufo, che ha sfiorato le teste dei turisti e delle loro guide. Subito sono tutti scappati in superficie. I vigili del fuoco, intervenut­i in pochi minuti, hanno chiuso il sito.

Permessi La ditta che ristruttur­a la casa è priva delle autorizzaz­ioni per l’area archeologi­ca

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Le catacombe di Priscilla, un dedalo di 13 chilometri scavato tra il II e V secolo

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