Una donna e la sua ironia contro i pregiudizi sul disagio mentale
Morgana Forcella protagonista al Patologico della pièce «Io più me, finché ragione non ci separi»
Può succedere. A un certo punto di una vita apparentemente normale giunge, inatteso, il segnale di qualcosa che non va. Un disagio crescente della mente col quale prima o poi si devono fare i conti.
In questo caso succede a una donna. Per una serie di eventi stressanti che si combinano con la sua vulnerabilità di fondo, Baba, è il suo nome, si chiude in casa e affronta se stessa, per capire. A darle voce e spessore è Morgana Forcella, raffinata attrice di nicchia, in scena il 10 e 11 maggio al Teatro Patologico con Io più me, finché ragione non ci separi. Una drammaturgia da lei scritta, diretta e interpretata per lanciare un segnale.«Vorrei dare il mio contributo per «spezzare un tabù, spazzare via i pregiudizi sulla malattia mentale e aiutare chi ne soffre a prenderne consapevolezza», racconta, grintosa.
Come è nato il progetto?
«Non ho i titoli per parlare di queste tematiche. Mi sono documentata. Tutti noi potremmo imbatterci in un disagio psichico e magari riconoscerlo può essere un punto di partenza per risalire la china. Ho scelto di trattare argomenti così forti mischiandoli a un’ ironia agrodolce nell’intento di strappare un sorriso, seppure amaro«.
È uno spettacolo bizzarro e simpatico. C’è un’esperienza personale all’origine?
«Ho vissuto alcune storie di persone care. I percorsi di cura non sono affatto semplici, anzi. Inoltre la strada per tornare a galla è lastricata di pregiudizi. Il benessere mentale non è considerato dalla società alla stessa stregua della salute fisica. Spero che il messaggio passi, mediato dal teatro».
Quale messaggio?
«Troppo spesso la cura è un farmaco e basta».
Oltre a Baba, il protagonista è Ares, interpretato da
suo marito Sebastiano Somma. Chi è Ares?
«È la proiezione mentale di Baba. Lui a un certo punto le dirà, sei fortunata, alludendo al fatto che oggi i manicomi pre Basaglia non esistono più, almeno sulla carta».
Perché il Teatro Patologico?
«Abbiamo collaborato diverse volte col suo fondatore Dario D’Ambrosi. Con noi ci sarà Roberto Negri, già insieme in altre pièce».
(10-11 maggio al Teatro Patologico, via Cassia 472per info e prenotazioni 320 1509381).