Corriere della Sera (Roma)

Che festa per lo scudetto ‘74 I campioni, i figli, le bandiere Pulici jr. piange e dirige i cori

E dall’altoparlan­te ecco Chinaglia: «I’m football crazy»

- Di Massimo Perrone

In porta c’è Pulici. Gabriele, il figlio di Felice. Nato proprio quel 12 maggio 1974. Il nonno chiamò allo stadio, Maestrelli decise di non avvertire il neopapà. Che prese l’aereo per Milano subito dopo aver vinto lo scudetto, la maglia ancora addosso. «Venne buttata via da mia madre, la ritrovammo trent’anni dopo». Mandas non l’ha potuta mettere uguale, il nero si sarebbe confuso col blu scuro dell’Empoli, ma nel suo luccicante arancione ha fatto i miracoli (tre: su Caputo, Shpendi e Cancellier­i) come Pulici in quel derby del 1976, vinto 1-0 con un gol di Giordano 4 giorni prima della morte del Maestro. «Se oggi ho parato l’impossibil­e è perché ho volato con le sue ali» disse Felice; e avrebbe potuto ripeterlo anche il giovane greco, imbattibil­e nel giorno della festa dei cinquant’anni.

In porta c’è Pulici, Gabriele, che si commuove sentendo il coro della Nord (sì, quello: Pu-Pu-Pulici) e urla, con gli indici alzati, «La Lazio mia, la Lazio mia…». E poi, piazzati al posto giusto sul campo, gli altri. La filastrocc­a più amata, che continuava e continua così: Petrelli, Martini, Wilson (James), Oddi, Nanni, Garlaschel­li, Re Cecconi (Stefano) e… «non è con noi ma rimarrà sempre il grido di battaglia: Giorgio Chinaglia!», il figlio George jr. non è potuto venire, la numero 9 è sulle spalle di Massimo Maestrelli. E la formazione finisce con altri due eredi, Frustalupi (Nicolò) e D’Amico (Matteo). In panchina naturalmen­te Maestrelli (il nipote, Tommaso come lui) e Lovati (il figlio Stefano). Presidente Lenzini: c’è Andrea, nipote di Umberto.

Le figurine giganti di tutti e 13, i titolari, l’allenatore e il patron, vengono innalzate nella Sud. Proprio quando il corteo sta sfilando lì sotto, dall’altoparlan­te esce Chinaglia che canta «I’m football crazy» con quella vocina delicata che i compagni non riuscivano a credere fosse sua. Poi risuona anche la canzone allegramen­te rustica - aggiornata a scudetto vinto - che diceva «Forza Lazio / senza mago / avemo vinto er campionato / e Maestrelli / a li castelli / lo faremo ‘mbriacà». Sventolano centinaia di bandiere, anche se quel giorno magico erano di più. Un’enorme scritta, «Meraviglio­sa», composta da cartoni bianchi e azzurri, spunta in Tribuna Tevere ricoprendo­la per intero. Entra la Lazio di oggi, si mischia a quella di ieri. E poi vince 2-0: conquistan­do l’Europa negata, dopo lo scudetto di cinquant’anni fa, dalla brutta notte con l’Ipswich.

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Uno degli striscioni esposti in curva Nord per celebrare i grandi protagonis­ti dello scudetto del 1974

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