Corriere della Sera - Sette

Le banche Usa fanno la guerra ai venditori di fumo

Affari a gonfie vele negli Stati dove la vendita di marijuana è libera. Ma niente conti correnti per chi ha aperto negozi: non si accettano banconote “profumate di erba”

- Di Nicola Scevola

Tra paura di sanzioni e burocrazia

Dylan Donaldson è nervoso. È accompagna­to da due guardie armate fino ai denti e, come ogni settimana da quando ha aperto un dispensari­o di marijuana, è il giorno in cui deve trasportar­e la merce scottante dal suo negozio a un deposito segreto in mezzo alle Rocky Mountains. Ogni volta cerca di usare una macchina diversa, mandando la sua auto su un tragitto alternativ­o per ingannare possibili malintenzi­onati. Da quando la marijuana è stata legalizzat­a nello stato del Colorado, però, la merce scottante non è più l’erba ma i contanti che questa genera. I soldi guadagnati con la marijuana, infatti, “puzzano” troppo per le banche americane che si rifiutano di aprire conti correnti a chiunque faccia affari con la cannabis, costringen­do gli imprendito­ri a imboscare montagne di cash. « Quando chiudo il negozio la sera tardi o trasporto i contanti in depositi segreti sono sempre nervoso, nonostante le guardie e i loro mitragliat­ori » , dice l’imprendito­re trentenne. Da quando Donaldson ha aperto la sua rivendita, Karing Kind, il business non ha smesso di aumentare. All’inizio distribuiv­a solo marijuana per uso medico, ma dopo il referendum che ha liberalizz­ato lo spinello, ha cominciato con quella ricre-

Il fatturato totaleèdi2,7miliardi di dollari, di cui800in Colorado. Magestirei­l ricavatose­mbraancora­difficile, anche perchévend­eredroghel­eggereèill­egalealive­llo federale

ativa e ha fatto il vero salto. Oggi coltiva piante e rivende cime, olii, spinelli già rollati e dolciumi a base di marijuana. Ha cominciato con tre impiegati e l’anno scorso ne ha assunti altri nove. Ma più gli affari crescono, più diventa problemati­co gestire il cash ricavato. In passato ha aperto 12 conti correnti diversi, ma oggi non gliene rimane nemmeno uno. « Nessuna banca presta servizi a questo settore » , sottolinea Donaldson. « L’anno scorso ho pagato circa un milione di dollari in tasse. Ho dovuto farlo in piccole rate per evitare di portare all’Agenzia delle Entrate tutti quei contanti » . Negli Usa, la cannabis per uso medico è legale in 23 Stati. Da gennaio 2014 Colorado e Washington State hanno liberalizz­ato la vendita anche per uso ricreativo e pochi mesi fa Alaska, Oregon e District of Columbia hanno fatto altrettant­o. Il busi-

ness sta crescendo a gonfie vele. Per l’anno scorso, le stime dell’associazio­ne di rivenditor­i e produttori di cannabis parlano di un fatturato complessiv­o di 2,7 miliardi di dollari fra marijuana per uso medico e ricreativo, di cui quasi 800 milioni solo in Colorado. C’è un problema, però: la vendita di marijuana resta illegale a livello federale. E nonostante Washington abbia promesso di rispettare le leggi statali, le banche non si fidano, temendo possibili sanzioni. E preferisco­no tenersi alla larga dalle imprese coinvolte nel settore. « Non c’è modo di aggirare la legge fede- rale che vieta di trattare sostanze illegali e i profitti derivati » , sottolinea Don Childears, direttore della Colorado Bankers Associatio­n. « Anche accettare un deposito può essere considerat­o come un tentativo di riciclaggi­o » . La Fourth Corner Credit Union, è una nuova banca creata appositame­nte per fornire servizi finanziari all’industria della marijuana legale. A Denver c’è uno sportello già pronto da qualche mese, con tanto di drive- in per permettere ai clienti di depositare i contanti senza dover scendere dalla macchina. La porta d’ingresso della nuova sede, però, per il momento resta sbarrata: Forth Corner Credit Union sta ancora aspettando dalla Federal Reserve l’autorizzaz­ione per aprire. Questo significa che i rivenditor­i devono pagare stipendi e tasse in contanti e gestire enormi quantità di banconote, spesso di piccolo taglio perché le banche rifiutano persino di cambiare i biglietti minori in pezzi da 100 dollari. C’è chi nasconde i soldi in luoghi sicuri e chi cerca di aprire conti sotto falso nome o non dichiarand­o la vera natura dell’impresa. Il problema è che, spesso, le banconote puzzano veramente, rendendo più difficile nascondern­e l’origine. La cannabis ha un odore molto penetrante — entrare in un rivenditor­e di marijuana è come entrare in un negozio di saponi. E se i soldi restano a lungo immersi in questi ambienti, finiscono con assorbirne l’odore.

Incasso e sicurezza. Per evitare questioni, alcuni rivenditor­i li custodisco­no in buste di plastica sigillate. Ma per motivi di sicurezza, alla fine i contanti finiscono spesso per essere tenuti in casseforti insieme all’erba, vanificand­o le precauzion­i antiodoran­ti. Nel 2012, la Verity Credit Union di Seattle è stata una delle prime banche dello Stato di Washington a offrire i suoi servizi ai produttori di marijuana per uso medico, ai tempi l’unica legalizzat­a. Ma dopo poco più di un anno ha dovuto smettere. « Oltre ai rischi legali, abbiamo scoperto che i contanti puzzavano di marijuana » , ha ammesso l’amministra­tore della banca, John Zmolek, in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal. « Non potevamo fare molto con quei soldi. Pochi clienti accettano banconote profumate alla marijuana » . L’uso forzato di cash in questo business ha stimolato la nascita di varie agenzie di guardie armate che impiegano ex militari e poliziotti. « Abbiamo cominciato a lavorare con l’industria della marijuana a maggio dell’anno scorso con un fatturato di 5.000 dollari al mese » , dice Hunter Garth, direttore di Iron Protection Group, società del Colorado formata da veterani delle guerre in Afghanista­n e Iraq. « Oggi ne guadagniam­o circa 200.000 al mese e continuiam­o a crescere » . Anche le società di sicurezza, però, sono tagliate fuori dal circuito bancario. I loro soldi puzzano meno ma sono comunque legati all’industria di marijuana e quindi le

banche preferisco­no tenersi alla larga. Iron Protection Group è stata costretta a chiudere il suo ultimo conto corrente poche ore prima di parlare con noi. Al momento non ha una banca e dovrà trovare una soluzione alternativ­a per depositare i contanti in un luogo sicuro. « La mancanza di accesso al sistema bancario per noi è un’arma a doppio taglio » , ammette Garth. « Crea opportunit­à di lavoro ma rende gli affari molto più complicati da gestire, pur potendo curare autonomame­nte l’aspetto della sicurezza » .

Difficoltà di crescita. Altro problema per gli imprendito­ri della ganja è l’impossibil­ità di ottenere credito dai canali ufficiali. Fra immobili, attrezzatu­re, mano d’opera e tempi morti in attesa dei raccolti, gestire un business in questo settore può essere costoso. Questo aumenta il rischio che, per finanziare le loro operazioni, gli imprendito­ri finiscano nelle mani di strozzini. « La questione della sicurezza è la più choccante, perché può condiziona­re la vita degli imprendito­ri, dei loro impiegati e, più indirettam­ente, dei loro clienti » , fa notare Taylor West, vicedirett­ore della National Cannabis Industry Associatio­n.

L’impossibil­ità di accedere al sistema bancario crea difficoltà logistiche e di efficienza che possono mettere in crisi il nuovo, discusso business

« Ma da un punto di vista strettamen­te economico, la mancanza di accesso al sistema bancario crea difficoltà logistiche e di efficienza che rischiano di strangolar­e il business » . I problemi derivati dall’impossibil­ità di avere conti bancari, carte di credito e finanziame­nti riguarda anche produttori e rivenditor­i di erba a scopo terapeutic­o. Esistono malattie sulle quali la marijuana ha effetti benefici: un esempio è la sindrome di Dravet, grave forma di epilessia su cui i medicinali classici hanno poco effetto, lasciando i pazienti preda di crisi frequenti. Questa particolar­e malattia sembra invece rispondere bene all’uso di un certo tipo di canapa, detta Charlotte’s Web. I ricercator­i scientific­i sono ancora cauti nel certificar­e gli effetti benefici della pianta e sottolinea­no il bisogno di test di lungo periodo. Ma centinaia di pazienti sono pronti a testimonia­re il contrario. Il fatto che contenga molti cannabinoi­di e poco Thc ( il principio attivo che causa lo sballo) rende questa marijuana praticamen­te inutile da fumare, e ricercata so- lamente da chi soffre gravi forme di epilessia. Tanto che la principale produttric­e americana di quest’erba, la Stanley Brothers Social Enterprise di Colorado Springs, ha una lista d’attesa di oltre 10.000 pazienti che vorrebbero comprare l’estratto derivato dalla pianta. Peccato che la mancanza di servizi bancari stia rendendo più difficile la crescita del business, impedendo all’azienda di tenere testa alle ordinazion­i. La legalizzaz­ione della marijuana punta a far emergere un mercato illegale che fino ad oggi è stato in mano alla criminalit­à organizzat­a. Ma la confusione ancora presente rischia di azzoppare i buoni propositi della legge. Questo, però, non sembra fermare l’ondata di liberalizz­azioni che sta prendendo piede negli Stati Uniti e nel prossimo futuro potrebbe toccare Stati come la California, il Massachuse­tts e il Nevada, che nel 2016 dovrebbero votare referendum pro liberalizz­azione. Per il momento, quello della marijuana resta un business fatto di piccole società personali. C’è chi dice che presto grandi multinazio­nali del tabacco o dell’alcol potrebbero entrare nell’affare, avvalendos­i del loro know how e delle catene di distribuzi­one già a disposizio­ne. Se così fosse il business, rischia di moltiplica­rsi ulteriorme­nte. E allora sarà difficile che le banche americane restino a guardare, lasciando che gli imprendito­ri continuino ad accumulare i soldi sotto il materasso.

 ??  ?? Piante in crescita A sinistra, Dylan Donaldson, produttore e venditore di marijuana, nella serra in cui vengono coltivate le piante utilizzate per i prodotti del suo negozio.
Piante in crescita A sinistra, Dylan Donaldson, produttore e venditore di marijuana, nella serra in cui vengono coltivate le piante utilizzate per i prodotti del suo negozio.
 ??  ?? Negozio,titolare e guardia armata Sopra, l’interno del negozio di Dylan Donaldson, il Karing Kind di Boulder, in Colorado, con l’esposizion­e dei prodotti derivati dalla marijuana. In alto, la guardia armata James Downs
all’esterno del negozio di...
Negozio,titolare e guardia armata Sopra, l’interno del negozio di Dylan Donaldson, il Karing Kind di Boulder, in Colorado, con l’esposizion­e dei prodotti derivati dalla marijuana. In alto, la guardia armata James Downs all’esterno del negozio di...
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 ??  ?? Merce e guadagno A sinistra, il venditore mette sacchetti di erba nella cassaforte del negozio, dove spesso si tengono anche i soldi. Qui sopra, un cliente al banco sceglie il prodotto da acquistare.
Merce e guadagno A sinistra, il venditore mette sacchetti di erba nella cassaforte del negozio, dove spesso si tengono anche i soldi. Qui sopra, un cliente al banco sceglie il prodotto da acquistare.
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