Cavalli di razza
L’inventore del noto Film Festival guadagna più di Mattarella e più di Angela Merkel. Ora il figlio è pronto a succedergli. Come in una monarchia ereditaria...
Giffoni c’est moi!». Con la modestia che gli è propria e gli è universalmente riconosciuta dallo stretto di Bering fino a Capo Horn, Claudio Gubitosi, l’inventore, fondatore e direttore artistico del «Giffoni Film Festival», la rassegna del cinema per i ragazzi di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, ha risposto alle critiche facendo il verso al celeberrimo motto attribuito a Luigi XIV: «L’État c’est moi». Il festival l’ha o no inventato lui? Ha diritto a essere pagato bene. Gli piaccia o meno, però, hanno ragione Gabriele Bojano e il Corriere del Mezzogiorno, sbalorditi dalla scoperta che l’uomo guadagna più del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per l’esattezza 260.361 euro e nove centesimi. Il tutto a dispetto del limite massimo di 240.000 euro fissato da Renzi («Parliamo di 20 mila euro al mese. Non è poi così drammatico…») per tutti i dirigenti statali. Tetto comunque superiore di 9.000 euro allo stipendio di Angela Merkel, la donna più potente del mondo. Per non dire del paragone con la busta paga di altri uomini alla guida di istituzioni un po’ più prestigiose. Uno per tutti? Paolo Baratta, che dopo aver fatto il docente universitario, il ministro e un mucchio di altre cose, guadagna come presidente della Biennale di Venezia 130.000 euro. La metà. Non bastasse, dal Giffoni Film Festival la famiglia Gubitosi ricava un secondo stipendio di 29.125 euro elargito ad Alfonsina Novellino, che del nostro è la gentile consorte. Totale: poco meno di 300 mila. Punto sul vivo, «’O Re di Giffoni», che già in passato aveva dato prova di non apprezzare molto le critiche, ad esempio quelle di Aldo Grasso reo di essersi chiesto da dove arrivassero tanti soldi sul festival salernitano, ha sventagliato raffiche d’indignazione. Come osano criticare Lui, che «ha reso grandi Giffoni e la Campania»?
LE VIRTÙ DELLA REGIONE. Così, in un’intervista allo stesso Bojano ha spiegato: 1) «Quello che non riesco a tollerare di te o di altri giornalisti è il tono ironico». 2) «Giffoni è nata da un’idea di bottega familiare, della famiglia Gubitosi, è un po’ come la Ferrero o la Fiat, è un’idea della quale sono il titolare». 3) «Per 36 anni ho lavorato con un contratto paragonabile ad un dattilografo» e «solo nel 2010 ho chiesto e ottenuto un contratto da dirigente con il dovuto versamento dei contributi previdenziali». 4) «Giffoni è una mia creatura e nessuno potrà mai licenziarmi». Il meglio, però, l’ha dato nell’ultima risposta: «Ho la notizia per voi: mio figlio Jacopo ha 25 anni ed è pronto a dirigere e condurre Giffoni, pronto a questa sfida. Giffoni è una bellissima family story, ha dato lavoro a tanti e anche i miei familiari hanno diritto di avere ciò che gli spetta». È o non è una monarchia ereditaria? Non contento, «’O Re di Giffoni» ha scritto qualche giorno dopo al Corriere del Mezzogiorno declamando le virtù della Regione e dei soldi messi sulla cultura: «Quella che era la Cenerentola tra i miliardi europei assegnati alla Campania, oggi può presentarsi con dignità e rigore a Bruxelles perché i fondi sono stati impegnati, spesi e certificati...». La prova? «Negli ultimi 15 anni il Comune di Giffoni ha ricevuto oltre 120 milioni di finanziamenti pubblici per rimodellarsi, crescere ed essere in sintonia con l’idea del Festival». Di più: la Giffoni Multimedia Valley «dopo 14 anni è diventata realtà. Una mia idea dalla quale è nato un progetto esecutivo del valore di 38 milioni di euro i cui primi 20 già assegnati al Comune di Giffoni che ne è l’attuatore». Li merita o no, quei quattro spiccioli che prende? «Non sono un dirigente pubblico ma un manager totalmente vocato al bene pubblico».