Storie (di) note
Si spara per strada e nasce il neologismo “gambizzare”. Ma Umberto Tozzi canta l’amore, come uno jodel svizzero
1977 anno simbolo. Rappresenta come nessun altro i Settanta, proponendo a raffica le caratteristiche essenziali del decennio. A raffica, come quella scaricata su Gary Gilmore, condannato per assassinio e giustiziato da un plotone di esecuzione nello Utah. La pena di morte, là era stata sospesa da qualche anno, per tornare alla ribalta in quel momento segnato dal piombo un po’ ovunque. Da noi, si alza oltre misura il livello dello scontro ideologico: per strada si spara. Ognuno di noi vede con gli occhi della mente la fotografia di Giuseppe Memeo, detto Il Terun mentre punta la pistola contro la polizia negli scontri di via De Amicis a Milano. È il 14 maggio e due giorni prima a Roma muore Giorgiana Masi, colpita da un proiettile sparato ad altezza d’uomo dalle forze dell’ordine in una manifestazione nella zona di Ponte Garibaldi a Trastevere. Chi ha vissuto, ricorda. Ricorda quella sensazione di malessere strisciante legato all’angoscia di vedere rappresentata la violenza in ogni manifestazione della quotidianità e non solo nelle manifestazioni di piazza. La discussione, qualsiasi discussione, può degenerare e diventare altro. Le chiavi inglesi da strumento di lavoro diventano arma impropria e fanno mostra di sé brandite nei cortei e utilizzate per aggredire l’avversario politico. Enormi, aggressive, pesanti, lunghe come un avambraccio, sono comode da maneggiarsi con quelle loro impugnature progettate ad hoc. Guai a girare vestito bene in un quartiere ad alta densità proletaria: la chiave inglese può aprirti la testa. E, parallelamente, guai a farsi vedere vestito da sinistro in un quartiere destro: qui il rischio è la coltellata o la pallottola. Ne ho parlato più volte, recuperando ricordi personali direttamente da quello scorcio dei Settanta. Quando l’ansia arrivava assieme ai titoli del telegiornale della sera con l’annuncio di questo o quell’omicidio politico. Quando per avere i dettagli dovevi leggere le cronache il giorno seguente, sui giornali. Quando le sirene della polizia erano una presenza costante nelle sonorità cittadine. Quando faceva parte della giornata rischiare di assistere a pestaggi, violenze, distruzioni in arrivo all’improvviso, senza annunci preventivi, a raffica così come la prima grandinata dopo ferragosto si presenta per chiudere l’estate. Nasce il termine “gambizzare” un eufemismo per addolcire la raffica di pallottole sparate alle gambe di chi è giudicato servo del potere. A giugno saranno gambizzati uno dopo l’altro Indro Montanelli ed Emilio Rossi, direttore del Tg1. Ma è di settembre il riassunto vero dei Settanta. 23 settembre, Bologna: si apre il “convegno contro la repressione”. È la deriva verso l’autonomia, periferia della lotta armata.
23 settembre, Bologna: si apre il “convegno contro la repressione”. È la deriva verso l’autonomia, periferia della lotta armata
ANGELO AZZURRO. Il 29 settembre dei Sessanta è legato al titolo di una canzone. Il 29 settembre nel 1977, a Roma, da un’auto si spara contro un gruppo di giovani di sinistra a piazza Igea. Elena Pacinelli, 19 anni, è ferita da tre proiettili. Il giorno dopo i suoi compagni tentano un volantinaggio in un quartiere vicino ad alta frequentazione neofascista: muore Walter Rossi, militante di Lotta Continua, ucciso a pistolettate. L’ 1 ottobre a Torino si manifesta per l’assassinio di Walter Rossi: seguono incidenti, bombe molotov e nel bar Angelo Azzurro muore carbonizzato Roberto Crescenzio, studente con la responsabilità di trovarsi per caso in un bar stimato covo di fascisti. In un clima del genere stride ascoltare alla radio: « Ti amo, / un soldo / ti amo, / in aria / ti amo / se viene testa vuol dire che basta / lasciamoci » . È Umberto Tozzi a tirare in aria la moneta per stabilire se chiudere un rapporto a testa o croce ripetendo ossessivamente Ti amo. Le radio private ( altra novità di quel ’ 77) fanno eco e Ti amo rimbalza ovunque come uno jodel nelle valli delle montagne svizzere, legando assieme le sillabe senza rispettare le parole: « Tiamoti amo / Tiamoti amo » . E poi, come nelle favole di gnomi e fate, ecco anche un guerriero di carta: « Primo Maggio, su coraggio / Io ti amo e chiedo perdono / ricordi chi sono / apri la porta a un guerriero di carta igienica » . Il quotidiano è duro? Allora sonno e sogni: « Dammi il sonno di un bambino / che fa / sogna / cavalli e si gira / e un po’ di lavoro » . Nonché l’enigma finale: « Fammi abbracciare una donna che stira / cantando » . È ermetismo in stile Settanta o erotismo casalingo retrospiciente?