Chirurghi che rimettono in piedi l’Africa
La missione di Cute-Project in Benin: 63 operazioni in 7 giorni
Cè un ospedale in mezzo all’Africa, e dunque in mezzo alla polvere, nella cittadina di N’Dali, in Benin. E c’è un gruppo di medici e infermieri italiani che arriva lì, e si mette al lavoro. Attimi che valgono vite. « Dai!, dai! dai!, che lo salviamo! » ; emergenze, a volte questione di secondi, vissute dall’équipe di Cute Project Onlus ( cute- project. org), che ha organizzato questo intervento col gruppo missionario “un Pozzo per la vita”. Nella maggior parte sono chirurghi plastici e sanno fare cose che in Africa non sanno. Le fanno e insegnano come. Riaprono occhi e labbra che erano chiuse per sempre, ricostruiscono volti cancellati dalle ustioni. Giornate « che graffiano il cuore » , ricompensate da sorrisi che da noi non si fanno più. In una settimana i medici hanno operato 63 pazienti ( 37 maschi e 26 femmine), con un’età media di 25 anni e hanno effettuato più di 100 visite specialistiche. « Il nostro Occidente » , ha scritto la dottoressa Eva Mesturino, al ritorno dalla missione, « ha portato spesso miseria qui e da qui ha portato via troppo. Dobbiamo tentare di restituire qualcosa » . Lo hanno fatto. Torneranno in giugno: c’è Zakhia che aspetta, è una bambina alla quale hanno promesso di operare anche la seconda gamba e così, forse, potrà tornare a camminare. Se raccoglieranno abbastanza fondi, andranno anche in altri Paesi. In Uganda, per esempio, in altri ospedali dove ci può essere bisogno di una straordinaria équipe di medici, chirurghi e infermieri. Dai! Dai! Dai!