Serve un’istruzione senza ideologie
«1) Ogni individuo ha diritto all’istruzione...2) questo diritto comporta la facoltà di accedere gratuitamente all’istruzione obbligatoria...3) e la libertà di creare istituti di insegnamento nel rispetto dei principi democratici, così come il diritto dei genitori di provvedere all’educazione e all’istruzione dei loro figli secondo le loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, sono rispettati secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio». Valentina Aprea. Verso un’istruzione meno statalista, art. 14, Carta Diritti Fondamentali Ue ( Manuale dei diritti Fondamentali e Desiderabili, Oscar Mondadori).
La spesa dello Stato per erogare le pensioni equivale a più di quattro volte la spesa per l’educazione: tutta, dall’asilo all’università! Le 13 mila scuole paritarie italiane accolgono un milione e trecentomila alunni e con 478 milioni di finanziamento annui permettono allo Stato di risparmiare 7 miliardi potenziali. Le due Carte ( quella della Ue e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, quest’ultima sin dal ‘ 48) prevedono il diritto dichiarato al punto 3 dell’articolo 14 della Carta Europea: infatti il mondo politico europeo, e particolarmente quello anglosassone e scandinavo ( al quale guardiamo con ammirazione soltanto quando ci fa comodo), stanno favorendo la promozione della società civile come alternativa al gigantismo statale della scuola italiana. Senza ideologia ma con pragmatismo, occorre affermare che un aiuto va dato non alle scuole non statali ma, in primo luogo, alle famiglie che spesso, per motivi non ideologici o religiosi, ma semplicemente obbligati da situazioni lavorative o territoriali, sono costretti a scegliere per i loro figli questi altri istituti. « Sulle famiglie e sulle loro leggi sa di più un ragazzo che uno dei vostri ( insegnante della scuola pubblica, ndr) ... forse che tra le cognizioni c’è una gerarchia di valori? Quella gerarchia non esiste, il sapere è nobile sempre, quando è conoscenza del creato di Dio » . Lo scrisse nel marzo del 1956, quasi sessant’anni fa, a Barbiana ( che non era una scuola statale!), Don Lorenzo Milani.