A Palma il Vecchio si addice il mistero
Un grande protagonista della pittura veneziana in mostra alla Carrara di Bergamo. Per raccontare la femminilità
Su Palma il Vecchio, lo storico Giovanni Battista Cavalcaselle ebbe a dire, nel 1870: « condivise con Giorgione e Tiziano l’onore di modernizzare e rigenerare l’arte veneziana » . E con Tiziano, nel 1525, pare abbia rivaleggiato ( in quella Venezia in cui si era trasferito ragazzo dalla Bergamasca per studiare arte nella bottega di Bellini) per vincere la gara della miglior pala d’altare della Scuola nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, così racconta una fonte locale. « Tra il 1518/ 28 è più pagato di Tiziano e a lui si rivolgono i grandi collezionisti veneziani, affascinati dalla sua tecnica stupefacente nel trattare il colore » , dice Giovanni C. F. Villani, curatore della mostra su Palma il Vecchio, lo sguardo della bellezza all’Accademia Carrara di Bergamo ( dal 13/ 03 al 21/ 06). Come Jacomo Nigreti de la Valle de Serina ( lì nato nel 1480 e morto a Venezia nel 1528) arrivò a chiamarsi poi Jacopo “Palma” ( così nella Madonna di Berlino, una delle due sole opere firmate), è un mistero fitto, non ancora svelato ( il che rende interessante la storia dell’arte). E del periodo giovanile della sua produzione si conosce ancora molto poco. Occorre arrivare al 1513, per collegare, per la prima volta, con certezza, la sua mano a un’opera dipinta ( l’Assunzione della Vergine, oggi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia) come attesta uno scritto. « Tutta la ricostruzione della carriera di Palma è ipotetica, su base stilistica e critica, senza puntelli cronologici. E questo ha diviso gli storici dell’arte » , dice Villa. All’Adorazione dei Magi per la chiesa di Sant’Elena in Isola. Oggi ci pare impensabile che un artista non firmi e non dati i suoi lavori, ma il caso di “Palma” ci porta dentro i misteri dell’arte antica. Dunque continuano gli studi, e le diatribe tra massimi esperti circa le attribuzioni, con in testa Philip Rylands ( direttore della Guggenheim di Venezia). Mentre della sua vita sappiamo certo di più: fu agiata, con il lavoro molto ben retribuito. Fu
À la page. Con il concorso dei maggiori musei internazionali, prestatori, si ha dunque in questa mostra un’alta concentrazione e presentazione di opere ( trentadue), tra quelle finora conosciute e accertate. Quasi un campionario di tutti i temi affrontati dal pittore, da quelli religiosi, a quelli mitologici agli splendidi ritratti maschili e femminili, come la Giuditta e Oloferne degli Uffizi, o La Bella proveniente dalla Thyssen Bornemisza. In questi dipinti, “Palma” fa sfoggio di una conoscenza approfondita dello stile più in voga, soffermandosi, ad esempio, su dettagli, come le maniche nel caso del Ritratto di giovane donna in abito blu con ventaglio. Insiste sull’elemento vestimentario ( già nel Cinquecento l’Italia detta la linea in fatto di moda), che svela anche un aspetto curioso dei suoi rapporti con i tessitori, tintori e mercanti di stoffe bergamaschi. Lui ama raccontare la femminilità anche attraverso i tessuti arrivando a degli esiti davvero straordinari come ne La suonatrice di liuto, dove quell’incredibile sparato della camicia di batista di cotone è indubbiamente più potente del “magro” manico dello strumento. chiamato “il Vecchio” per distinguerlo dal pronipote pittore, “il Giovane”.