Corriere della Sera - Sette

La relatività del male

- di Pier Luigi Vercesi « pvercesi@ corriere. it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Solo una vita vissuta per gli altri è una vita degna di essere vissuta » . Lo diceva Albert Einstein in un’intervista al New York Times nel 1932, quando viveva ancora in Germania, come ricorda Nuccio Ordine nell’articolo di copertina ( pag. 32). Nemmeno un anno dopo, Hitler veniva eletto ( votato dai tedeschi) cancellier­e del Reich. Come a dire, tornando terra-terra: tutto è davvero relativo, anche il senso dell’esistenza, quando giunge a noi deformato da chissà quanti filtri. Così un ragazzo finalmente in sella al suo sogno di diventare pilota, pochi anni dopo può trasformar­si in un feroce sterminato­re schiantand­o ragazzi, anche loro con un sogno, contro la parete di una montagna. Altri giovani che potrebbero affrancars­i da vite fragili con studio, impegno, lavoro, preferisco­no arruolarsi nelle file di mahdi impazziti, convinti di essere angeli sterminato­ri. E che dire del sistema sanitario britannico costretto a istituire, in poche ore, una rete di pronto intervento psicologic­o per adolescent­i in preda a crisi di nervi perché i componenti di una band litigano tra loro? Il bene e il male sono virali, soprattutt­o su personalit­à poco strutturat­e. La differenza tra oggi e il passato è nella velocità con cui si propagano. Un tempo, lentamente e in limitate aree geografich­e. Oggi, con una velocità inaudita, senza il tempo di approntare anticorpi, e a livello planetario. Il bene, però, spesso richiede fatica, riflession­e, comprensio­ne e rinuncia agli istinti primordial­i. Il male, l’invettiva da cui parte sempre, è invece basico, alla portata di tutti, la soluzione all’incapacità di confrontar­si con gli altri. Purtroppo, pare anche più sexy. Altrimenti non capiremmo perché solo chi si propone come castigamat­ti, vendicator­e di colpe e responsabi­lità attribuite al prossimo, riesce, in poco tempo, a coagulare partiti o movimenti di massa. Esattament­e l’opposto di quel che intendeva Einstein, uomo di molte contraddiz­ioni, proprie della natura umana, dalle quali partì per dare un contributo fondamenta­le all’elevazione del genere umano e alla comprensio­ne dell’esistenza, mostrando come ciò che spesso appare non è la realtà ma soltanto una rappresent­azione di essa. Un’altra personalit­à del Novecento che meriterebb­e di essere rispolvera­ta è Bertrand Russell: filosofo e matematico britannico, con le sue provocazio­ni, pagate in prima persona, fu tra i pochi ad aver capito, mentre veniva vissuta, la ferocia del Novecento. Ce ne sarà occasione. Ora segnalo l’intervento di una lettrice a pag. 114: ci “esorta” a non trattare gli scienziati da eroi, già fin troppo “immeritata­mente” vezzeggiat­i. La pubblichia­mo sul numero con Einstein in copertina, a riprova di quanto tutto sia relativo e per concludere, rispondend­o a quella lettera, che di eroi non abbiamo bisogno, ma di

vite vissute per gli altri sì.

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