Chi di barbarie colpisce di barbarie perisce
A Napoli un vandalo ha imbrattato di scritte anti-Salvini un’antica, preziosa ara in marmo.
merda Napoli colera / sei la vergogna dell’Italia intera / napoletano lavora duro / che a Maradona devi dare pure il culo » . Che Salvini se la sia tirata, per quanto sia inaccettabile il riferimento alle « teste in giù » di Benito Mussolini e Claretta Petacci a piazzale Loreto, è difficile da negare. Prima di scoprire la convenienza a fini elettorali di un nuovo rapporto con il Sud ( sarebbe impensabile per un aspirante imitatore di Marine Le Pen tenere insieme il nazionalismo e il razzismo anti- terroni), il Matteo padano ne aveva dette di tutti i colori. Senza peraltro aver mai visto niente con i propri occhi.
LE SCUSE. Lo confidò anni fa alla presentazione della libro La zavorra di Enrico Del Mercato ed Emanuele Lauria: « Non sono mai sceso a sud di Napoli in vita mia » . « Pensa di venirci, una volta o l’altra? » , gli chiese il Corriere del Mezzogiorno. E lui: « Non sento questo tipo di esigenza. Diciamo che non è tra le prime dieci città che visiterei... » . E spiegò di non amare i napoletani: « Sono troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord. Non abbiamo nessuna cosa in comune. Siamo lontani anni luce » . Tutte frasi delle quali, oggi che cerca di aprirsi spazi tra i voti partenopei, dice di essersi pentito. Lo ha ripetuto anche dopo essere stato respinto nel tentativo di tenere un comizio: « Ho chiesto scusa cento volte per quei cori… » . E chissà che alla fine non riesca davvero a fare pace anche con quei teppisti che per insultarlo imbrattano le antichità più preziose: tra barbari possono intendersi…