C’è un uomo legato all’albero maestro di un veliero
Un uomo dall’aspetto mansueto nonostante i suoi lineamenti animaleschi, quasi suini, si fa legare saldamente alla cima dell’albero maestro di un veliero in balia dei flutti. È sorridente, spavaldo. Fronteggia il vento e la pioggia copiosa con un ghigno. La macchina da presa carrella lentamente verso di lui fino a giungere al suo primo piano. Nel frattempo il freddo ha trasformato le gocce d’acqua in neve, che scalfisce con tremendi fendenti il viso dell’impavido artista. Attorno a lui il mare in tempesta: lo scruta come a volerne cogliere tutte le sfumature di colore in ogni onda. Tornano alla sua mente le ore perse in inutili conversazioni in ricchi salotti di gente povera di senno. Scorre nei suoi occhi il rimorso per figli mai amati e tristemente perduti. Gonfia il suo cuore l’amore di un padre premuroso che ha sempre creduto in lui e nella sua arte. Legato in mezzo all’oceano in piena furia, si sente finalmente libero, vivo per la prima volta, protagonista di una delle sue tele. Ora vediamo la sua anima in perenne burrasca, da sempre nascosta ai suoi simili da una corazza immobile, glaciale; capace solo di emettere qualche grugnito di disapprovazione. Cadono i grandi fiocchi bianchi sul suo viso come pennellate su una tela o sputacchi d’artista a disgregare l’essenza dei colori.