Corriere della Sera - Sette

Falcone, Garrincha e la Divina Commedia

Il giudice con l’immancabil­e sigaretta alle labbra e il campione con le sue celebri finte

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poi confessarg­li di avere commesso un errore, lui servitore « d’uno Stato che serve la cicuta » . Quale sbaglio? Questo: « « Io commisi l’errore di volere / scoperchia­re il Coperchio e le fornaci / passando nella stanza del Potere » .

CASACCA VERDEORO. Un altro pezzo del poema di Martinico, molto diverso per tema e ambientazi­one, racconta di un uomo « che vestiva una casacca verdeoro » e faceva impallidir­e l’erba « sotto i chiodi del piede » . L’uomo era zoppo e quando scattava nel campo da gioco ( « il cruciverba del prato verde » ) « muoveva un corridoio di farfalle / lungo la fascia destra. La sua vita / era al confine dei raccattapa­lle » . Giunti fin qui dovreste avere avuto abbastanza elementi per risolvere questo rebus calcistico. Indovinare chi, con « la folgore di un gesto senza lutto » , fece vincere due titoli mondiali al Brasile e poi chiuse la sua carriera negli ospedali tra « poliomelit­e, angosce più segrete / e il ricordo, sbucciato del suo frutto » . Colui che « falena o passerotto o allegra cincia, resterà il primo. L’ala delle scene. Il suo nome è dei secoli. GARRINCHA » .

Come Nelson Martinico riesce a raccontare, nei suoi tredicimil­a versi ispirati al grande poeta, la tragedia della guerra alla mafia e l’epopea del calcio brasiliano

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