Educare la moglie alla fedeltà? Provateci voi
C’è un modo per far sì che i mariti possano educare le mogli al rispetto della fedeltà coniugale? Molière cerca di dare una riposta a questo interrogativo anche ne La scuola delle mogli, commedia che ebbe uno straordinario successo e che suscitò un’accesa querelle tra denigratori e sostenitori del grande
« Il matrimonio Agnese, non è cosa da poco: E il ruolo di una moglie richiede serio impegno, E voi non vi accedete, e questo lo pretendo, Per esser libertina, darvi alla pazza gioia, Il vostro sesso è fatto per esser dipendente: Dal lato della barba: è là l’onnipotenza. Se due metà noi siamo della vita sociale, Siam due metà cui spetta trattamento ineguale: L’una è metà eccellente e l’altra è subalterna; Ed è in tutto asservita all’altra che comanda »
drammaturgo francese. In questa pièce il personaggio Arnolfo, ormai anziano, persegue un piano ben preciso per salvare il suo onore: reclude in casa l’ingenua Agnese ( cresciuta in una famiglia umile) per farne una perfetta moglie. La tiene lontana da qualsiasi contatto con la vita sociale e le impartisce precetti generali: le donne debbono riconoscere la superiorità degli uomini ( « Il vostro sesso è fatto per esser dipendente » ) e il loro diritto a comandare ( « L’una è metà eccellente e l’altra è subalterna » ) ; debbono bandire i trucchi ( « Al bando gli sguardi eloquenti,/ Le fiale, le ciprie, gli unguenti » ) ; debbono abolire la scrittura ( « Né scrittoio, né carta, né penne, né inchiostro » ) ; debbono rinunciare al gioco ( « Deve astenersi dal giocare » ) e alle relazioni mondane ( niente « passeggiate alla moda » e « colazioni in campagna » ) . Eppure il povero Arnolfo – sicuro della sua pedagogia: « Non posso far di meglio che farne la mia sposa./ Modellerò il suo animo così come vorrò./ Come un pezzo di cera la tengo tra le mani » – sarà infine costretto a ricredersi. Troverà, infatti, qualcosa che non avrebbe voluto trovare ( « Et l’on cherche souvent plus qu’on ne veut trouver » , I, 4, v. 370), come il cavaliere tradito nell’Orlando furioso di Ariosto ( « e tu fusti a cercar poco avveduto/ quel che tu avresti non trovar voluto » , XLIII, 47). Agnese andrà in sposa a Orazio, giovane e bello. E così il “maestro” diventerà “discepolo”, imparando a sue spese che, nella scuola della vita, nessuna prigione può costringere la forza dell’amore.